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A che età è consigliata la prima visita odontoiatrica?
Verso i 3 anni la dentatura da latte è completa per cui è opportuno un controllo. In ogni caso non oltre i 6 anni, quando compare il primo molare permanente e c’è la permuta degli incisivi. Alcuni problemi inoltre, come le terze classi o abitudini come il succhiare il dito, richiedono un intervento precoce, anche intorno ai 4 anni.
Ogni volta che vado dal dentista ho molta paura. Ho sentito parlare e vorrei provare la sedazione cosciente ma non so bene di cosa si tratti e se può fare al mio caso
La sedazione cosciente consente di eliminare ansia, stress, paura, fastidio e dolore durante le terapie dal dentista. E’ una tecnica comunemente utilizzata in tutte le branche della medicina durante terapie fastidiose o minimamente dolorose (come la gastroscopia o la colonscopia) o per piccoli interventi chirurgici. Viene eseguita o per mezzo del protossido d’azoto (il cosiddetto “gas esilarante”) che viene respirato attraverso una mascherina nasale, oppure alla presenza di un anestesista per mezzo di normali tranquillanti (benzodiazepine).
Per stabilire se nel suo caso è consigliabile si valutano alcuni parametri. Le cure dentistiche di cui lei ha bisogno, il suo stato di ansia, di stress e di paura dal dentista, mentre l’anestesista valuterà il suo stato di salute generale.
Con che frequenza bisogna andare dal dentista?
Una visita di controllo va programmata almeno una volta l’anno. Andare dal dentista spaventa ancora molte persone: a parte la paura del dolore, o quella dell’ago della siringa riempita di anestetico, implica anche un impegno grosso dal punto di vista economico. L’appuntamento regolare, anche in assenza di sintomi o di infiammazioni chiare, evita per esempio che la carie arrivi a intaccare le parti vive del dente, danneggiandolo così in modo irreversibile. Con che frequenza bisogna andare dal dentista? Una visita di controllo va programmata almeno una volta l’anno. Andare dal dentista spaventa ancora molte persone: a parte la paura del dolore, o quella dell’ago della siringa riempita di anestetico, implica anche un impegno grosso dal punto di vista economico. L’appuntamento regolare, anche in assenza di sintomi o di infiammazioni chiare, evita per esempio che la carie arrivi a intaccare le parti vive del dente, danneggiandolo così in modo irreversibile.
Quali sono i costi dell’implantologia dentaria computer assistita?
L’intervento di implantologia trans mucosa ha costi decisamente inferiori rispetto al trattamento implantologico convenzionale. Infatti l’implantologia classica prevede l’inserimento di un numero maggiore di impianti dentali che in molti casi possono essere inseriti solo dopo prima aver rigenerato l’osso. Fattori questi che fanno lievitare notevolmente i costi e i tempi di realizzazione.
Vi è differenza di durata nel tempo tra un trattamento effettuato con l’implantoprotesi convenzionale rispetto ad un trattamento effettuato con l’implantoprotesi computer assistita?
No, assolutamente no. Se vi è una corretta diagnosi, una corretta indicazione ed un corretto piano di trattamento, la durata nel tempo del lavoro sarà adeguata. Va inoltre aggiunto che anche in implantoprotesi convenzionale è sempre necessario effettuare una corretta diagnosi, una corretta indicazione ed un corretto piano di trattamento affinché il nostro lavoro implantoprotesico duri nel tempo. Quindi non è la metodica che si utilizza per l’inserimento implantare che può compromettere la durata nel tempo del lavoro, ma la non osservanza delle regole cliniche-diagnostiche dell’implantoprotesi.
L’intervento di implantologia computer assistita che garanzie di risultati da nel tempo?
Il lavoro di implantologia osteointegrata da garanzie di risultati nel tempo a condizione che: l’intervento sia eseguito secondo i principi della letteratura scientifica internazionale; siano praticate con cura le manovre di igiene orale domiciliare in base alle istruzioni da noi fornite; siano rispettate dal paziente le visite di controllo periodiche programmate preventivamente dal dr Alberto Coccia.
Quali sono le controindicazioni dell’implantologia computer assistita?
In genere le controindicazioni che ci sono per l’implantologia convenzionale sono valide anche per l’implantologia computer assistita motivo per cui prima di effettuare il trattamento è necessario sottoporsi, come per tutte le branche della medicina, ad un attenta anamnesi, ad un esame obiettivo e ad alcuni esami radiografici che consentiranno al dr Coccia di escludere eventuali controindicazioni, relative ed assolute, e di stilare un piano di trattamento personalizzato, sicuro ed efficace.
È possibile che io soffra di parodontite, benché io non senta alcun disturbo?
Al contrario di altre patologie, la parodontite decorre, per lo più, in maniera asintomatica, cioè essa non causa sintomi dolorosi o vistosi. Spesso ci sono, però, segni poco caratteristici come il sanguinamento gengivale. Ma non si tratta di sintomi affidabili. Nei fumatori, per esempio, delle volte, la ridotta irrorazione sanguigna fa sì che le gengive non sanguinino neppure in caso di grave parodontite. La malattia parodontale può diventare dolorosa soltanto allo stadio avanzato, quando si possono formare ascessi. Anche la mobilità dei denti può causare dolori alla masticazione.
La cura della parodontite è molto dolorosa?
Tutte le terapie parodontali, dalla fase iniziale alla chirurgia, posso essere eseguite sotto anestesia locale e in modo assolutamente indolore. Grazie alle moderne tecnologie, oggi in molti casi possiamo fare a meno di interventi chirurgici.
Posso avere la parodontite nonostante io non presenti segni visibili di recessione gengivale?
La parodontite porta alla distruzione dell’apparato di sostegno del dente, cioè di osso, fibre e gengiva. I tessuti gonfi dovuti alla infiammazione possono, però, mascherare questo processo cronico che diventa visibile soltanto quando è già molto progredito.
Cos’è la Piorrea?
Il termine piorrea (parola composta da pios, pus, e rea, scorrere) è un termine tecnicamente desueto in odontoiatria, rimasto soprattutto nel parlare comune. Sta colloquialmente ad indicare diverse patologie che interessano il parodonto, cioè quel complesso di tessuti (cemento radicolare, legamento parodontale, osso alveolare e gengiva) che collegano i denti alle ossa mascellari.
Come posso prendermi cura delle mie faccette?
Le faccette vanno gestite come se fossero dei denti normali.Vanno spazzolate quotidianamente dopo i pasti con un movimento gentile dello spazzolino verso il basso, movimento che non dovrà essere traumatico per la gengiva per evitare retrazioni gengivali. Anche con la presenza di faccette è necessario utilizzare quotidianamente il filo interdentale, prestando particolare attenzione al bordo gengivale.Per prevenire danni o fratture alle faccette evitare di addentare cibi od oggetti troppo duri (es. ghiaccio, etc).I denti con faccette, come tutti gli altri denti, richiedono controlli regolari (normalmente ogni sei mesi), che, associati ad una scrupolosa igiene orale, oltre a mantenere sani denti e gengive, permettono alle vostre faccette di durare il più a lungo possibile.
Cosa sono le capsule o corone?
Le capsule , o corone, sono dei manufatti fissi protesici che vanno a rivestire il dente quando questo è molto compromesso e cioè cariato e/o fratturato e non si riesce più a ricostruire con una otturazione. Potrebbe essere necessario una copertura dell’elemento dentario anche quando quest’ultimo viene devitalizzato e rischierebbe di fratturarsi.
Di che materiale sono fatte le corone protesiche?
La capsula dentale è composta da due sezioni: un’armatura interna estremamente solida e resistente, ed un rivestimento (esterno) che può essere composto da diversi materiali:
L’anima della capsula dentale – la cui funzione è offrire una certa solidità e resistenza al dente – è generalmente costituita da leghe metalliche pregiate (oro, platino e zirconio) o meno preziose, come acciaio, cromo, cobalto.
L’involucro esterno della capsula può essere costituito interamente da ceramica oppure da una fusione di oro e resina. La funzione del rivestimento della capsula è duplice: conferire un’ottima estetica al dente ed assicurare una superficie di masticazione resistente e solida, paragonabile a quella dello smalto dentale naturale.
Esistono anche capsule senza metallo e cioè composte:
- interamente da resina, il cui utilizzo è perlopiù riservato per le corone provvisorie.
- In zirconoio, disilicato di litio, composito o ceramica integrale il cui utilizzo è da preferire per i denti anteriori, conferendo naturalezza al manufatto protesico grazie all’assenza di metallo che toglie “luce” al lavoro. I risultati estetici con l’utilizzo di questi materiali permette risultati estetici elevatissimi.
Quante sedute occorrono per la preparazione delle capsule?
Dipende dalle situazioni, dal numero di denti, dall’ impatto estetico, dall’ infiammazione dei tessuti del dente. In questo tipo di lavoro non bisogna avere fretta e sapere che per durare a lungo devono essere il più precise possibile.
Bisogna starci attenti con le corone protesiche ?
In genere sono piuttosto resistenti ma comunque bisogna prestare attenzione a tutte quelle manovre che potrebbero compromettere il lavoro per esempio togliere i tappi dalle bottiglie con i denti , o rompere le chele dei crostacei… in più i materiali appiccicosi come il chewinggum possono contrastare l’azione del cemento e favorire la decementazione.
Quanto durano le capsule?
Legalmente una decina d’anni , ma se tenute curate, pulite, e il paziente si presenta ai regolari controlli periodici consigliati, in genere durano molto di più.
Le capsule possono venire via facilmente ?
Di solito al termine del lavoro vengono cementate con un cemento molto duro e molto efficace. Ma comunque può sempre succedere che un lavoro incollato possa decementarsi. In questo caso basta recuperare la corona e il proprio dentista penserà a ricementarla.
Sono costose le corone protesiche?
Purtroppo hanno un costo più elevato rispetto ad altri lavori eseguiti in studio , ma questo dipende dal fatto che la corona viene eseguita da un laboratorio, sui modelli della bocca del paziente, creati dalle impronte di precisione prese in bocca. Vi sono anche variazioni di prezzo dovute al materiale usato per la loro fabbricazione.
E’ davvero così essenziale rimettere un dente estratto? Ci possono essere delle conseguenze se non lo faccio?
La perdita di un elemento dentario non è sicuramente grave come per altri organi, ma si possono sviluppare nel tempo dei problemi se questo non viene prontamente sostituito. I problemi consistono soprattutto in uno spostamento dei denti vicini, quello più “avanti” si sposterà più indietro e quello più “indietro” si sposterà in avanti. Contemporaneamente il dente corrispondente nell’arcata antagonista tenderà ad estrudersi, cioè ad “allungarsi” fuori della sua sede per la mancanza di uno stop. In pratica l’organismo tenderà a richiudere lo spazio che si è venuto a creare. Aspettare molto tempo significa non avere più uno spazio a disposizione per poter riposizionare un dente in sostituzione, ma cosa ancora più grave si rischia la perdita di funzionalità del dente corrispondente.
È meglio sostituire i denti con l’implantologia o con il metodo tradizionale del ponte?
Quando è possibile è meglio ricorrere all’implantologia. Essa permette di non rimpicciolire i denti vicini come invece è necessario nel caso della preparazione di un ponte. Il ponte inoltre necessita di un’adeguata igiene in quanto i denti sono uniti fra loro per cui la possibilità di infiltrazioni cariose sotto il ponte è maggiore.
E’ vero che con il metodo tradizionale del ponte i costi sono inferiori?
No se sostituisco un solo elemento dentario. I costi dell’implantologia sono più alti a causa delle viti implantari in titanio, ma l’elemento protesico è uno solo. Nel caso del ponte tradizionale si ha un risparmio relativamente alla vite in titanio che non viene inserita ma gli elementi protesici sono 3: l’elemento mancante e i due denti pilastro. Nel caso del ponte tradizionale bisogna aggiungere anche i costi biologici legati alla preparazione dei denti contigui.
L’aspetto del viso cambierà dopo aver fatto una protesi dentaria?
Sicuramente si. Infatti sia le labbra che le guance avranno con la protesi un migliore sostegno. Questo migliorerà l’aspetto delle vostre labbra, del vostro volto e del profilo (ringiovanendolo). Inoltre avrete più facilità nei rapporti sociali, questo grazie al sorriso che la protesi vi donerà con i suoi elementi dentari, che devono essere rapportati ai lineamenti del vostro viso. Potrete mostrare il vostro sorriso senza alcuna timidezza.
La protesi mobile deve essere portata sempre?
I primi giorni è opportuno abituarsi alla protesi, cercando di portarla il più possibile. La protesi nuova all’inizio può provocare piccoli arrossamenti o ulcere, in questo caso bisogna rivolgersi subito al dentista per ritoccarla scaricandola nei punti di fastidio. Una volta passata questa fase consigliatevi con il vostro dentista se ritiene opportuno che portiate la protesi anche di notte.
Quanto tempo passerà per abituarmi alla protesi?
Occorreranno alcune settimane per abituarsi a una nuova protesi, infatti con quest dovrete abituarvi a mangiare, parlare, si potrà avere la sensazione di avere una bocca piena e ci potrebbe essere una maggiore produzione di saliva. Dopo le prime settimane vi abituerete alla nuova protesi.
Qual è l’alimentazione corretta per abituarmi a mangiare con la nuova protesi mobile?
Per abituarsi a mangiare e quindi gustarsi i cibi e bene cominciare con questi allenamenti: inizialmente cominciare con una dieta liquida/semiliquida, introducendo un poco alla volta (dopo la prima settimana) cibi morbidi e tagliati a pezzetti piccoli. Usate quando masticate tutte e due le parti della bocca. Non usare i denti incisivi per tagliare i cibi (pane, frutta, ecc. ). E’ sconsigliato mangiare cibi duri. Cercate di mangiare cibi non troppo caldi.
Quale esercizio posso fare per abituarsi a parlare con la nuova protesi?
Questi che vi proponiamo sono solo consigli per abituarvi a parlare con la protesi, ovviamente ognuno di voi potrà avere maggiori risultati provando altre metodiche più adatte a se stesso. Leggere ad alta voce Pronunciare parole difficili Provate a parlare più lentamente Mettetevi, quando provate, davanti ad uno specchio Se la protesi si muove, rimettetela a posto facendo attenzione di riposizionarla delicatamente al posto giusto e poi chiudete la bocca deglutendo. Provate a ridere.
Perché anche con una dentiera perfettamente modellata si può avvertire una sensazione di instabilità?
Succede specialmente durante i primi tempi di utilizzo della protesi nuova o ribasata, come conseguenza del fatto che i muscoli della bocca non sono abituati a questo corpo estraneo e la lingua agisce come una leva per controllarne la stabilità. In questo caso l’uso di un adesivo vi aiuterà ad abituare i muscoli e vi permetterà di mangiare senza temere situazioni imbarazzanti.
Il Cibo si può infiltrare tra la dentiera e la gengiva?
No. Purché abbiate una dentiera perfettamente aderente alla gengiva. In caso contrario consultate il vostro dentista; una ribasatura (per ristabilire il perfetto contatto di tutta la superficie della dentiera con la mucosa) può risolvere il problema o provvisoriamente, l’uso di un adesivo, garantisce una perfetta aderenza, evitando che i residui di cibo si infiltrino negli spazi vuoti, fermentino e creino problemi di alitosi. Con il passare del tempo è normale che si creino spazi vuoti tra protesi e gengiva dovuti al naturale ritirarsi della massa ossea. In questo caso è opportuno eseguire un controllo dal dentista.
Come si pulisce una dentiera dopo aver usato un adesivo insolubile?
La semplice acqua non sempre è sufficiente a garantire una perfetta pulizia. In particolare, con gli adesivi insolubili è utile usare le compresse detergenti perché studiate apposta per sciogliere i residui di pasta.
Come faccio ad avere una dentiera sempre come nuova?
Un’accurata igiene orale vi permetterà di avere sempre una dentiera splendente e vi preserverà da fastidiose infiammazioni.
Quando nascono i denti da latte?
I denti da latte (decidui) erompono a partire dal quinto-sesto mese di vita fino al terzo anno, vengono sostituiti dai denti permanenti a partire dal 6° – 7° anno di vita.
Tra il sesto e il decimo mese di vita nascono gli incisivi centrali inferiori e gli incisivi centrali superiori.
Tra i nove e i dodici mesi nascono gli incisivi laterali inferiori seguiti dagli incisivi centrali superiori.
Tra i sedici e i venti mesi nascono i primi molaretti superiori e inferiori.
Tra i diciotto e i ventiquattro mesi nascono i canini inferiori e superiori. Tra i ventiquattro e i trenta mesi i secondi molaretti inferiori e superiori
Quando nascono i denti permanenti?
I denti permanenti erompono in arcata a partire dal sesto anno di vita quando erompono in arcata i primi molari superiori ed inferiori e gli incisivi centrali inferiori.
Il secondo stadio di eruzione si ha intorno ai 7 anni quando erompono gli incisivi centrali superiori e gli incisivi laterali inferiori.
Il terzo stadio di eruzione si ha intorno agli 8 anni quando erompono gli incisivi laterali superiori. Tra i nove e i dieci anni non erompono denti permanenti in arcata.
Il quarto stadio di eruzione si ha intorno agli 11 anni quando erompono i canini inferiori seguiti dai primi premolari inferiori e i primi premolari superiori.
Il quinto stadio di eruzione si ha intorno ai 12 anni in questo stadio erompono i secondi premolari inferiori, i secondi premolari superiori, e i canini superiori.
Il sesto stadio di eruzione si ha tra i 13 e i 15 anni in questo stadio erompono i secondi molari superiori ed inferiori.
Quando devo portare il bambino per la prima volta dal dentista?
Il piccolo paziente va portato dal dentista dopo l’eruzione dei primi denti da latte e comunque entro il primo anno di vita. E’ utile dare una dimensione di sicurezza alla visita, per esempio vedendo prima come la mamma o il papà si sottopongano alla stessa, parlando con il dentista. Il bambino deve essere solo rassicurato senza venire sottoposto a qualsiasi trattamento. In questo modo la fobia da dentista viene eliminata sul nascere.
A che età è necessario effettuare la prima visità odontoiatrica?
Tra i sei e gli otto mesi di vita del bambino spuntano i primi dentini. Questo è proprio il momento giusto per una prima visita dal dentista. In seguito si stabilisce d’intesa con l’odontoiatra la frequenza con cui controllare regolarmente lo sviluppo della dentizione del bimbo.
E’ necessario curare i denti da latte?
Sì, sempre che essi non stiano per cadere e lasciare il posto ai corrispondenti denti definitivi.
Perchè è necessario curare i denti da latte?
Il primo motivo per cui vanno curati e per prevenire il dolore infatti come per i denti definitivi quando una carie è tanto grande da arrivare al nervo il bambino sentirà dolore, quindi è importante intervenire il prima possibile.
Il secondo motivo è per evitare che il processo carioso si diffonda ai denti vicini.
Il terzo motivo è che i denti da latte sono la guida per la corretta permuta dei denti definitivi, quindi vanno mantenuti in arcata il più a lungo possibile.
La presenza del dente deciduo stimola infatti la formazione e lo sviluppo del dente permanente corrispondente e dell’osso alveolare deputato ad accoglierlo.
A che età iniziare a lavare i denti?
Una corretta igiene orale comincia fin dalla nascita. Per i primi mesi di vita del bambino esistono in commercio diversi spazzolini che, dotati di morbide superfici in tessuto sono in grado di pulire la bocca del bambino e abituarlo alla cura quotidiana dei denti, della lingua e di tutto il cavo orale.
Che dentifrici usare per i bambini?
L’ideale è pulire i denti dei bambini due volte al giorno con un dentifricio con fluoruro dal sapore neutro nella giusta quantità.
Il fluoro è necessario per una corretta crescita dei denti?
La fluoroprofilassi ha drasticamente ridotto l’incidenza di carie nella popolazione generale e vi è ampio consenso nella letteratura internazionale che debba essere eseguita.
La fluoroprofilassi inizia in gravidanza e la donna deve assumere 1mg di fluoro al giorno (0.25mg raggiungeranno il feto).
Successivamente la posologia prevede una compressa da 0.25mg al giorno dopo la seconda settimana di vita sino ai due anni (in questo periodo si possono somministrare anche gocce che sono di più facile assunzione), una compressa da 0.50mg dai due ai quattro anni, e una compressa da 1.0mg dai quattro ai dodici anni.
Va anche detto che tanti sono gli alimenti che contengono fluoro e che quindi possono già di per se apportare al bambino la giusta quantità necessaria.
Va fatta quindi sempre prima una meticolosa analisi degli alimenti normalmente ingeriti e delle acque abitualmente bevute.
Il mio bambino è caduto e ha perso un dente, cosa devo fare?
Bisogna osservare se il dente è solamente fratturato in una sua porzione o se è stato completamente espulso dal cavo orale. Nel caso che il dente sia fratturato in una sua porzione, bisogna cercare di recuperare questa parte mancante, anche se non è sempre necessario. Si osservi se nella parte di dente che è ancora in bocca si possa notare un puntino rosso. Questo è indice di interessamento del nervo. Il bambino deve essere portato dal dentista anche in assenza di dolore. Se il dente viene completamente espulso bisogna recuperarlo al più presto, non detergerlo ne fare altre manovre che non siano quelle di immergerlo nel latte. Se non vi è latte a disposizione si può farlo tenere in bocca al piccolo paziente, avendo cura che non lo ingurgiti. Bisogna portare il paziente nel più breve tempo possibile dal dentista, in modo che si possa procedere ad un reimpianto. Se il dente non è più visibile, ma non lo si trova sul luogo dell’evento, il paziente va portato dal dentista per effettuare una radiografia per valutare la possibilità di un’intrusione.
La malattia parodontale è ereditaria?
No. La malattia parodontale se intesa come gengivite non è una malattia ereditaria.
La principale causa della gengivite è l’accumulo di placca batterica sulle superfici dei denti. Ci sono però anche altri fattori che posso creare infiammazione alle gengive come ad esempio l’assunzione di farmaci.
La malattia parodontale se intesa come parodontite invece ha sicuramente una familiarità ed sempre associata quindi ad una suscettibilità dell’ospite.
L’alimentazione ha influenza sulla malattia parodontale ?
No. Un’alimentazione equilibrata è parte integrante e fondamentale di un corretto stile di vita, ma non esistono correlazioni dirette tra il tipo di alimentazione e la malattia parodontale.
C’è associazione tra malattia parodontale e alito cattivo?
Sì. Una delle più comuni conseguenze della malattia parodontale può essere l’alito cattivo dovuto alla proliferazione dei batteri sulle superfici dei denti e all’interno delle tasche parodontali.
Esiste qualche correlazione tra malattia parodontale e malattie cardiache?
Assolutamente si. Le malattie cardiache e la malattia parodontale hanno correlazioni dovute all’influenza che la malattia parodontale può esercitare sulle malattie cardiache.
La malattia parodontale è sostanzialmente un’infezione batterica, i batteri possono entrare nel circolo ematico ed agire come fattori aggravanti di alcune malattie cardiache, come le malattie coronariche o le endocarditi infetti.
Serve fare gli sciacqui con il collutorio?
I collutori non sostituiscono una corretta tecnica di spazzolamento dei denti. Tuttavia, utilizzati secondo precise indicazioni dell’odontoiatra, sono utili grazie alla loro azione battericida e batteriostatica.
È normale che i denti si muovano? Cosa fare in questo caso?
No. I denti mobili sono tra i più comuni sintomi di forme gravi di malattia parodontale. In caso di mobilità dei denti è consigliato recarsi dal proprio dentista per una valutazione delle possibili cause e della relativa terapia.
Esiste qualche correlazione tra malattia parodontale e diabete?
Sì. Esistono correlazioni che riguardano il rischio aumentato di ammalare di malattia parodontale per i pazienti diabetici. Il diabete mellito oggi è considerato uno dei principali fattori di rischio per la malattia parodontale.
Esistono inoltre correlazioni tra gli effetti migliorativi della terapia per la malattia parodontale sui valori della glicemia nei pazienti diabetici.
In caso di diagnosi medica di una forma di diabete è consigliato recarsi dal proprio odontoiatra per una visita.
Come fa il dentista a fare diagnosi di malattia parodontale?
La diagnosi di malattia parodontale viene effettuata dal dentista attraverso una serie di strumenti diagnostici quali l’anamnesi, l’esame obiettivo della bocca, le radiografie ed eventuali esami di laboratorio.
Uno strumento fondamentale per fare diagnosi è la sonda parodontale che serve a rilevare la presenza di tasche a livello dei tessuti parodontali.
La formazione di una tasca quasi sempre indica la presenza di malattia parodontale.
La malattia parodontale si può curare con gli antibiotici?
No. La malattia parodontale viene curata attraverso un piano di trattamento che dipende dalla forma e dalla gravità della malattia parodontale stessa.
Gli antibiotici possono essere utilizzati nella terapia di particolari forme di malattia parodontale come strumento terapeutico aggiuntivo e comunque sempre dopo o in associazione alla terapia causale che mira ad eliminare il fattore eziologico e cioè placca e tartaro, mediante sedute di ablazioni tartaro e levigature radicolari.
Il fumo ha qualche effetto nocivo sulla salute di denti e gengive?
Il fumo rende più grave la parodontite, mediante diversi fattori patogenetici, che porta quindi alla perdita dei denti. Il paziente fumatore ha anche un ridotto sanguinamento della gengive causa vasocostrizione periferica e quindi meno allarmato dalla progressione della patologia
Le macchie da fumo favoriscono anche l’accumulo di placca batterica intorno ai denti.
Perché è importante avere le gengive sane?
È importante avere le gengive sane perché se le gengive sono sane non c’è rischio di perdere i denti a causa della malattia parodontale.
L’assenza di infiammazione gengivale è un segno di salute parodontale.
Le gengive sanguinano?
Le gengive sanguinano quando non c’è una costante e corretta igiene orale; l’accumulo di placca batterica crea infiammazione che come primo segno si manifesta con il sanguinamento gengivale. E’ buona regola insistere con lo spazzolamento nelle sedi sanguinanti e rivolgersi all’odontoiatra per una visita.
Durante la gravidanza le gengive sono a rischio di ammalare?
Durante la gravidanza vi è un maggiore rischio di infiammazione gengivale a cause di squilibri ormonali, pertanto i controlli di igiene orale dovranno essere ancora più frequenti.
Quali rischi corre una donna in gravidanza con la malattia parodontale?
La donna in gravidanza, affetta da parodontite, ha un maggiore rischio di parto prematuro con nascituro sottopeso.
La frequenza dei richiami igienici professionali dipende da molti fattori tra i quali uno dei più importanti è la capacità del paziente di collaborare con l’igiene domiciliare, essa pertanto dovrà essere decisa individualmente dall’odontoiatra.
La menopausa può influire sulla salute delle gengive?
La menopausa rappresenta un periodo di squilibri ormonali che possono influenzare negativamente la salute parodontale.
Come si previene la malattia parodontale?
La malattia parodontale si previene attraverso una corretta igiene eseguita quotidianamente a casa e periodicamente in studio e mediante visite di controllo dal dentista.
Cos’è una tasca parodontale?
La tasca parodontale è uno spazio tra dente e gengiva creatosi in seguito alla distruzione dei tessuti che circondano il dente (gengiva e osso).
Il dentista, attraverso l’uso di una sonda parodontale, è in grado di evidenziarne la presenza, il tipo e la profondità.
Che cos’è un allungamento di corona?
E’ un intervento chirurgico che viene effettuato ambulatorialmente per il recupero di struttura dentale sana qualora fratture e carie abbiano messo a rischio la possibilità di riabilitare il dente. Agendo su gengive ed osso si creeranno le condizioni per ricostruire il dente e mantenere efficacemente pulita la zona interessata.
Se la levigatura “pulizia” radicolare non basta?
Qualora la morfologia dei difetti creati dalla parodontite renda impossibile bloccare la progressione della malattia con tecniche non chirurgiche è indicato un approccio chirurgico: in una sola seduta operatoria i difetti ossei verranno ripuliti, l’osso rimodellato e le gengive predisposte alla guarigione. Un’ottima igiene ed i controlli frequenti sono condizioni basilari per poter affrontare con successo questa malattia.
Che cosa significa avere la parodontite?
Il termine parodontite viene usato per descrivere la malattia parodontale ovvero gengivite e parodontite.
Essa è caratterizzata da:
sanguinamento gengivale dolore, gonfiore con ascessi con conseguente crescente mobilità ed eventuale perdita dei denti.
In questa malattia si ha una componente di familiarità e molte volte può anche accompagnare malattie sistemiche come ad esempio il diabete.
Grazie alle moderne tecnologie in campo odontoiatrico ed un controllo molto frequente accompagnato da sedute d’igiene è possibile arrestare la progressione della malattia. La principale terapia della malattia parodontale è l’ablazione del tartaro e la levigatura radicolare. La chirurgia parodontale viene praticata molto raramente e comunque mai prima di aver eseguito un trattamento non chirurgico.
Se “la pulizia radicolare” non basta?
Qualora la morfologia dei difetti creati dalla parodontite renda impossibile bloccare la progressione della malattia con tecniche non chirurgiche è indicato un approccio chirurgico: in una sola seduta operatoria i difetti ossei verranno ripuliti, l’osso rimodellato e le gengive predisposte alla guarigione. Un’ottima igiene ed i controlli frequenti sono condizioni basilari per poter affrontare con successo questa malattia.
Quali sono le cause che fanno muovere i denti?
Molte sono le cause che possono dare mobilità dei denti: manifestazione di parodontiti con progressiva perdita dei tessuti di sostegno. Si può avere mobilità anche nei casi di sofferenza del legamento alveolo-dentario dovuto a sovraccarico occlusale( dovuto ad un incongruo rapporto tra le arcate dentarie antagoniste).
A cosa è dovuta la sensibilità dentale?
La sensibilità varia da persona a persona ma le cause principali sono le erosioni cervicali, le retrazioni gengivali come anche l’ipersensibilità conseguente a terapie conservative o protesiche.
L’uso di dentifrici o collutori specifici associato ad applicazioni di vernici desensibilizzanti in studio possono eliminare il problema. In altri casi si può ricorrere a terapie più complesse come la rigenerazione guidata con l’ausilio di membrane (in caso di retrazione gengivale) o la eventuale devitalizzazione di elementi dentari.
I bambini si possono ammalare di malattia parodontale?
Si, esistono particolari forme di parodontite ad insorgenza precoce che possono colpire i bambini. Va detto però che molto spesso sono associate ad altre condizioni patologiche e vengono quindi incluse all’interno di questi quadri morbosi.
Cos’è l’Ortodonzia?
E’ la branca dell’odontoiatria che si occupa della diagnosi, prevenzione e terapia: dei disallineamenti dentali che provocano alterazioni dell’estetica del sorriso, delle condizioni disfunzionali dell’apparato masticatorio, dei disturbi di crescita dei mascellari e di sviluppo della dentizione.
Quali sono i benefici di un trattamento ortodontico?
I benefici principali di un trattamento ortodontico sono il miglioramento dell’estetica del viso, del sorriso, della funzionalità dell’occlusione. C’è anche da considerare la facilità con cui i denti ben allineati possono essere puliti, con evidente vantaggio nella prevenzione di carie e parodontopatie.
A che età si deve portare un bambino a visita ortodontica?
Considerato che alcune malocclusioni scheletrico-dentali si possono trattare già intorno ai cinque anni di età, possiamo considerare questa l’età più appropriata per la prima visita ortodontica.
Qual è il momento migliore per iniziare un trattamento di ortodonzia nel bambino?
E’ variabile, spesso dipende dalla gravità della malocclusione. Si tende a trattare precocemente, verso i 4/5 anni di età, le malocclusioni in cui si rileva un problema scheletrico che può complicarsi con la crescita, ad esempio il morso incrociato con latero-deviazione funzionale della mandibola o le terze classi scheletriche.
A che età è opportuno iniziare il trattamento ortopedico ?
L’età ideale in cui la terapia ortopedica consente di ottenere i migliori risultati è quella prima e durante il picco della crescita puberale. In questo periodo si osserva un’ accelerazione nella crescita scheletrica e quindi nell’aumento nella crescita della mandibola oltre alla comparsa di una serie di segni secondari tipici della pubertà. Intervenendo in questa fase si possono ottenere i risultati desiderati con il miglior bilancio tra durata del trattamento ed efficacia dello stesso. Nella maggioranza dei soggetti il picco di crescita inizia tra i 7-8 ed i 9-12 anni e l’individuazione di questo momento “ottimale” si può effettuare con varie metodiche che vanno dall’analisi carpale (mediante radiografia di polso e mano) all’esame delle vertebre cervicali (che viene effettuata sulla radiografia del cranio già richiesta per la diagnosi). Esistono, tuttavia, diverse condizioni cliniche in cui all’iposviluppo mandibolare si associano altre problematiche come, per elencarne solo alcune, la contrazione sul piano trasversale del mascellare superiore e/o alterazioni come lo scivolamento funzionale della mandibola e la suzione o l’interposizione del labbro inferiore. In taluni di questi casi può essere indicato o a volte indispensabile un trattamento che viene definito “intercettivo” proprio perché effettuato in epoca precoce anche tra i 5 e gli 8-9 anni con lo scopo di eliminare i fattori perpetuanti o aggravanti della malocclusione o di aspetti ad essa correlati. La terapia “intercettiva” spesso può ridurre la durata e la complessità del trattamento ortodontico che il paziente farà successivamente o in taluni casi addirittura evitarlo. Pertanto, la possibilità di visitare il bambino già in dentatura decidua cioè prima dei 6 anni può risultare di estrema importanza per inquadrare situazioni quali quelle descritte.
Quanto dura un trattamento ortodontico?
La durata è variabile, dipende dal problema da trattare. Un trattamento ortodontico può durare da pochi mesi a 3, massimo 4 anni nell’adulto. Nel bambino in crescita, invece, a causa del continuo sviluppo della dentatura, si usa alternare periodi di trattamento ad altri di attesa, ad esempio può essere necessario un trattamento in due tempi, uno in dentizione decidua e l’altro in dentizione mista.
L’ortodontista riesce ad influire sulla crescita scheletrica dei mascellari?
Si, tant’è che il termine ortodonzia puo essere riduttivo, significando semplicemente “denti dritti”. Oggi la specialità si chiama più appropriatamente ortognatodonzia o ortopedia dento mascellare, proprio perché le sue potenzialità vanno ben oltre lo spostamento dei denti. Nel bagaglio strumentale dell’ortodontista ci sono apparecchi in grado d’influire sulla crescita scheletrica dei mascellari. Vengono usati nei morsi contratti mascellari, nelle seconde e terze classi scheletriche dell’età evolutiva, ecc… Il loro utilizzo nelle patologie di crescita dei mascellari serve a correggere, oltre che le disfunzioni occlusali associate, le gravi alterazioni dell’estetica facciale che spesso comportano.
I denti tendono ad allinearsi maggiormente durante la crescita?
Purtroppo lo spazio disponibile per i denti frontali non tende ad aumentare con la crescita, anzi, nella maggior parte delle persone, dopo l’eruzione de molari, tende a diminuire.
In caso di affollamento dei denti è necessario eseguire delle estrazioni?
Non è possibile rispondere genericamente a questa domanda, tuttavia l’obiettivo dell’ortodonzia non è mai riuscire ad allineare tutti i denti ad ogni costo, ma è quello di ottenere l’allineamento dentale nel rispetto dei tessuti di sostegno, dell’armonia del viso e dell’occlusione dentale. Ogni caso pertanto richiede un’attenta valutazione di tutti i parametri diagnostici.
Il trattamento ortodontico è doloroso?
Si può avvertire qualche fastidio i giorni successivi all’applicazione dell’apparecchio o alla sua attivazione. Si tratta di piccole irritazioni della mucosa che va a sfregare contro le parti sporgenti dell’apparecchio. A volte interviene una lieve dolenzia dentale spontanea e alla masticazione. Nel giro di pochi giorni i fastidi vanno ad attenuarsi, fino a scomparire: i recettori parodontali del dolore, che si attivano a causa delle pressioni esercitate dall’apparecchio, nel giro di breve tempo vanno incontro ad adattamento e i fastidi cessano.
L’applicazione dei dispositivi ortodontici per la correzione delle problematiche scheletriche è dolorosa?
No. Può essere fastidiosa la presenza delle apparecchiature come impatto iniziale in quanto la lingua si trova a non avere più a disposizione gli spazi di prima o i gancetti le strofinando contro le guance possono provocare delle vescichette dolorose. La bocca però così come percepisce la novità come fastidio, allo stesso tempo si adatta velocemente risolvendo le difficoltà masticatorie e fonetiche. Le apparecchiature inoltre vengono realizzate artigianalmente su misura sui modelli in gesso del paziente. Questo permette di minimizzare i fastidi a cui può andare incontro il paziente.
E’ vero che un cattivo combaciamento tra i denti può causare mal di testa? R
Si, è vero. Il combaciamento dei denti è strettamente connesso all’attività funzionale della muscolatura masticatoria e delle articolazioni temporo-mandibolari. Quando i denti non combaciano bene la mandibola può subire una modifica nel suo assetto posturale che, a sua volta, può riflettersi in una disfunzione muscolare e articolare da cui può generare dolore nel distretto cranio facciale.
Gli apparecchi ortodontici sono tutti uguali?
No, non sono tutti uguali. Si distinguono, prima di tutto, in fissi e mobili. I primi s’incollano o si cementano ai denti, i secondi li applica e rimuove il paziente. Quello che va compreso è che l’apparecchio, per l’ortodontista, è uno strumento per raggiungere un fine, che in parte è predefinito da modelli ideali di riferimento e, in altra parte, va programmato in base alle effettive necessità ed esigenze personali del paziente. Solo dopo aver analizzato tutti i dati relativi alla malocclusione da trattare, e solo dopo averli combinati alle aspettative del paziente, può essere selezionato l’apparecchio ortodontico.
Quali e come sono fatti i dispositivi ortodontici per la correzione delle problematiche scheletriche?
Esistono diversi presidi studiati a tale scopo che prevedono l’utilizzo di un singolo o di diversi dispositivi da applicare a seconda delle problematiche. Tali apparecchi possono essere rimovibili se applicati dal paziente ed in genere esterni alla bocca, o fissi, cioè cementati ed intraorali. Tipo di apparecchio e tempo di applicazione dello stesso, così come la durata della terapia vengono decisi dall’ortodontista che valuterà ad ogni appuntamento i miglioramenti ottenuti e quindi la collaborazione del paziente. Gli apparecchi principe nell’ortopedia maxillo facciale sono il quad helix, la trazione extraorale e la maschera facciale.
In che cosa consiste la contenzione?
La contenzione si effettua alla fine del trattamento ortodontico, per favorire la stabilizzazione della correzione. L’ortodontista consegna al paziente gli apparecchi che dovranno essere portati secondo le prescrizioni d’uso.
Si possono prevenire le malocclusioni?
Molte malocclusioni si possono prevenire attraverso il controllo dei fattori ambientali in grado d’influire negativamente sulla crescita dei mascellari e sullo sviluppo della dentatura. In generale va tenuto presente che le abitudini viziate, nel periodo di formazione della dentatura, da quella decidua alla permanente, interferiscono con la corretta disposizione dei denti all’interno di ogni arcata e con la formazione di un buon ingranaggio occlusale. Altra prevenzione è quella che può effettuare l’ortodonzista, intercettando e rimuovendo i problemi che possono ostacolare il corretto sviluppo della dentatura.
L’apparecchio ortodontico può causare carie?
L’apparecchio ortodontico, in particolare quello fisso, facilita il ristagno di cibo, ma in se non causa carie. Seguendo nel corso del trattamento, scrupolosamente, le istruzioni per l’igiene date dall’ortodontista, non c’è alcun pericolo né di carie né d’infiammazioni gengivali.
I denti male allineati comportano sempre un danno estetico o una cattiva funzione occlusale?
Il disallineamento dei denti, entro certi limiti, può essere perfettamente compatibile con una buona estetica del sorriso e con una corretta funzione occlusale. A volte può comportare alterazioni dell’estetica del sorriso senza alcuna influenza negativa sulla funzione occlusale. E’ possibile che accada anche il contrario, cioè che a causa di malposizionamenti dentali si determinino disturbi a carico del sistema occlusale senza alterazioni dell’estetica del sorriso.
Anche l’adulto può sottoporsi al trattamento ortodontico?
E’ possibile allineare i denti a qualunque età, purchè i tessuti di sostegno dei denti siano in buone condizioni di salute.
Durante il trattamento ortodontico devo evitare alcuni cibi o abitudini?
Sì. Va ridotta l’assunzione di cibi e bevande dolci: i cibi a base di zuccheri e amidi generano una placca batterica adesiva e molto acida, che può causare la carie e favorire la malattia parodontale. E’ buona regola nel corso del trattamento tagliare a piccoli pezzi i cibi duri come le carote e le mele, e non masticare cubetti di ghiaccio. I dolci duri e “appiccicosi” possono danneggiare i fili e staccare i brackets. E’ anche il caso di evitare cibi duri e croccanti, le gomme da masticare e le caramelle dure che possono staccare l’apparecchio.
Come faccio a sapere se ho bisogno di un trattamento ortodontico?
Spazi, rotazioni, inclinazioni oppure affollamenti tra i denti sono segnali di allarme che possono significare che hai bisogno di ortodonzia. Qualche volta i segnali non sono così evidenti: il combaciamento sbagliato o il consumo anormale dei denti può causare dolore alle articolazioni della mandibola ed instabilità del morso. La cattiva chiusura può portare a mal di testa, dolori cervicali alle spalle e alle orecchie e può causare vertigini (Sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare).
La dentatura di mia figlia puó sistemarsi da sola con la crescita?
No, la situazione non si risolverá da sola. Nella zona dei denti anteriori col passare del tempo lo spazio non cresce in modo notevole, anzi, nella maggior parte delle persone, dopo che spuntano i molari permanenti lo spazio a disposizione nella zona dei denti anteriori diminuisce.
Quanto può durare il trattamento ortodontico?
La durata è variabile, dipende dal problema da trattare. Un trattamento ortodontico può durare da pochi mesi a 2, massimo 3 anni, nell’adulto. Nel bambino in crescita, invece, a causa del continuo sviluppo della dentatura, si usa alternare periodi di trattamento ad altri di attesa, ad esempio può essere necessario un trattamento in due tempi, in dentizione mista e poi appena erotti tutti i denti permanenti.
Con quale frequenza bisogna venire ai controlli?
Le visite ortodontiche hanno una frequenza solitamente mensile
É possibile montare l’apparecchio ortodontico su una corona?
Sí. Un dente munito di corona si muove proprio come un semplice dente otturato.
E’ vero che l’eruzione dei denti del giudizio è causa di recidiva ortodontica?
La recidiva della correzione ortodontica può avvenire anche in assenza dei denti del giudizio. La loro eruzione in arcata ne aumenta semplicemente le probabilità. Si è studiato, nel periodo successivo al trattamento ortodontico, pazienti con e senza denti del giudizio. Lo studio ha messo in evidenza recidive post trattamento anche in pazienti che non avevano i denti del giudizio, e addirittura recidive bilaterali in pazienti che avevano solo da un lato il dente del giudizio. In realtà i fattori che possono influire negativamente sulla stabilità post trattamento della correzione ortodontica sono numerosi e complessi. La presenza dei denti del giudizio determina solo una maggiore probabilità statistica di avere recidiva dell’allineamento dopo il trattamento e la loro rimozione non da la sicurezza che non ci sarà.
I denti male allineati comportano sempre un danno estetico o una cattiva funzione occlusale?
Il disallineamento dei denti, entro certi limiti, può essere perfettamente compatibile con una buona estetica del sorriso e con una corretta funzione occlusale. A volte può comportare alterazioni dell’estetica del sorriso senza alcuna influenza negativa sulla funzione occlusale. E’ possibile che accada anche il contrario, cioè che a causa di malposizionamenti dentali si determinino disturbi a carico del sistema occlusale senza alterazioni dell’estetica del sorriso.
Quali sono i pazienti che possono affrontare l’intervento? E a chi è invece sconsigliato?
Praticamente tutti i pazienti possono affrontare l’intervento, sta al vostro odontoiatra mettere in luce eventuali controindicazioni per lo più di carattere locale. Le controindicazioni mediche assolute al posizionamento degli impianti sono molto rare. Il rischio di infezione focale con un impianto osteointegrato è molto scarso e sicuramente minore che con un dente devitalizzato. Il limite tra controindicazioni relative ed assolute non è netto e comprende l’analisi di diversi parametri. Pazienti con diabete compensato o con anemia o altre problematiche sistemiche possono essere curati da un team chirurgico ben addestrato che deve attenersi rigorosamente al protocollo chirurgico e alle norme di asepsi. Il consumo di tabacco aumenta il rischio di insuccesso del 10% circa e costituisce una controindicazione a trattamenti più complessi quali gli innesti ossei, ma non è controindicazione assoluta all’inserimento normale di impianti.
Chi può essere sottoposto ad un intervento di implantologia?
Qualsiasi persona in buona salute. Le controindicazioni riguardano i pazienti con gravi rischi cardiovascolari (ad es. infarto recente), con diabete scompensato, osteoporosi, sinusite mascellare o gravi malattie in corso.
Anche i portatori di handicap possono accedere all’intervento? R
L’intervento di implantologia presenta le stesse problematiche di qualsiasi altro intervento odontoiatrico pertanto un ambulatorio privato o una struttura pubblica che sia attrezzata per curare pazienti handicappati potrà facilmente svolgere questa tipologia di intervento. Naturalmente anche se nulla osta all’inserimento di impianti in tali pazienti sta alle capacità del clinico valutare attentamente i rapporti rischi-benefici di un simile trattamento tenuto conto che il successo a lungo termine degli impianti è strettamente legato alla capacità di mantenere un’elevata igiene orale il che non è sempre facilmente realizzabile nel paziente handicappato.
L’intervento implantare è doloroso?
Assolutamente no, il paziente viene adeguatamente anestetizzato con i metodi dell’anestesia locale che impiega mepivacaina, articaina, lidocaina e vasocostrittori.
Quanto dura un intervento di implantologia?
I tempi di intervento sono attualmente ridotti a circa 15 minuti per impianto, cosa molto gradita ai pazienti i quali giungono con una serie infinita di pregiudizi, perche magari hanno parlato con amici che hanno subito interventi dolorosissimi durati ore; in questi casi la conclusione dell’intervento in soli 15 minuti li tranquillizza, modificandone totalmente l’atteggiamento.
Bisogna prendere l’antibiotico prima di sottoporsi all’intervento?
In genere si inizia a prendere l’ antibiotico da uno o due giorni prima dell’ intervento e poi si prosegue dopo. L’odontoiatra a fine intervento informerà il paziente sul proseguimento della terapia antibiotica e antidolorifica o su altri eventuali farmaci.
Dopo l’intervento devo rimanere senza protesi? Per quanto tempo?
Dipende dal tipo di intervento , se gli impianti sono inseriti in una lacuna intercalata (zona senza denti) è possibile realizzare un provvisorio che si appoggi agli elementi dentari adiacenti senza comprimere eccessivamente la mucosa (di tipo ponte fisso tradizionale oppure Maryland bridge). Questo provvisorio potrà essere portato dal paziente anche subito dopo l’intervento. Se l’arcata è completamente edentula o quasi, sarà necessario realizzare una protesi rimovibile appoggiata a qualche radice residua eventualmente lasciata in situ per permettere l’ancoraggio protesico. L’unico caso in cui non si può portare la protesi per qualche tempo che deve essere indicato dal chirurgo è quello in cui si siano realizzati dei rialzi di cresta che potrebbero essere destabilizzati dalla pressione della protesi.
Mi è stato estratto un dente, quanto tempo devo aspettare prima che possa essere inserito un impianto?
Circa 30 giorni per una guarigione completa delle mucose, se si vuole una ricostruzione ossea adeguata però sarà necessario attendere almeno tre mesi.
Prima di inserire un impianto deve essere sempre eseguita una rigenerazione ossea?
No, dipende dalla quantità di osso disponibile.Talvolta è sufficiente una piccola aggiunta di osso nella sede implantare che però si può prelevare nell’atto stesso della preparazione del sito implantare mediante uno speciale filtro che viene collegato ad un’aspiratore chirurgico.
Per poter inserire degli impianti devo avere abbastanza osso a disposizione?
Gli impianti vengono inseriti nell’osso dei mascellari. Dopo la perdita dei denti quest’osso inizia a riassorbirsi. Quindi è possibile che non ce ne sia a sufficienza per poter alloggiare gli impianti. Più tempo è trascorso dalla perdita dei denti e maggiori sono le possibilità che l’osso si sia riassorbito. E’ comunque possibile rigenerare l’osso con degli interventi chiamati di chirurgia rigenerativa. Quindi anche nei pazienti “senza osso” si può praticare l’implantologia, eseguendo però prima interventi di chirurgia rigenerativa.
Se si deve eseguire una rigenerazione ossea l’intervento si complica? E in che modo?
In alcuni casi la quantità di osso presente non è sufficiente all’inserimento di impianti di lunghezza adeguata né ovviamente alla loro stabilità (si parla di stabilità primaria). Oggi sono disponibili diverse tecniche chirurgiche per la rigenerazione dell’osso ai fini implantari . Naturalmente questo richiede che l’operatore sia esperto in questo tipo di trattamenti e che il paziente sia completamente informato circa le modalità di esecuzione, le eventuali complicanze e la tempistica richiesta dall’intervento. Infatti come descritto nell’apposito capitolo spesso queste tecniche devono essere eseguite prima del posizionamento degli impianti per poter aumentare l’osso e solo dopo 6-12 mesi si possono inserire gli impianti che dovranno attendere ancora qualche mese per essere caricati.
Dopo l’intervento devo rispettare il riposo assoluto?
Se l’intervento ha avuto una durata superiore all’ora e mezza e vi è stata una qualche forma di sedazione è consigliabile che il paziente venga riaccompagnato a casa ed osservi almeno 24 ore di riposo, in caso contrario lo si può considerare alla stregua di un qualsiasi altro intervento odontoprotesico e dipende dalla reattività individuale il dover osservare un maggiore o minore riposo.
Ci si gonfia con l’intervento di implantologia?
In genere no ma non bisogna preoccuparsi se compare un lieve gonfiore.Al limite
contattare il proprio dentista che valuterà il caso.
Non si può fumare dopo l’intervento di implantologia?
Il fumo è una controindicazione perché interferisce con i processi di guarigione e di formazione dell’ osso. Pertanto il paziente deve sospendere una settimana prima e per due settimane dopo l’intervento .E’ bene quindi che il paziente ne sia informato in modo da valutare il rischio di insuccesso.
C’è una differenza tra il numero e il tipo di impianti che si posizionano a sostituzione di un incisivo o di un molare?
Ovviamente sì: il molare è un dente di notevole diametro e soprattutto con due o tre radici, questo significa che può essere sostituito sia per funzione sia per estetica da un impianto a grande diametro (anche 5 mm o più) oppure, se lo spazio lo consente, da due impianti ciascuno nella sede della precedente radice. L’incisivo viceversa è un dente monoradicolato e saranno gli spazi e le esigenza estetiche (incisivo centrale superiore più grande; incisivo laterale o incisivi inferiori) a dettare il diametro dell’impianto che potrà essere usato.
Che cos’è il rialzo del seno mascellare?
E’ un intervento complesso che si deve eseguire quando l’osso per inserire impianti nella zona posteriore del mascellare superiore è insufficiente . Vedi capitolo interventi complessi.
Come viene gestito il periodo senza denti?
In genere il periodo senza denti non esiste o esiste solo per pochi giorni nel caso in cui si eseguano interventi estesi tali per cui il posizionamento di un provvisorio mobile al di sopra della ferita potrebbe comprometterne gravemente la guarigione e potrebbe costituire già una sorta di carico immediato per gli impianti sottostanti.
Cosa sono gli impianti dentali?
Gli impianti dentali sono degli ottimi sostituti del dente che non necessitano della preparazione dei denti adiacenti al dente mancante , magari anche sani , come nella sostituzione protesica mediante il classico ponte.
Sono delle viti in titanio che vanno a sostituire la radice del dente mancante all’ interno dell’ osso.
Qual è la durata degli impianti dentari?
La moderna implantologia fornisce risultati paragonabili a quelli dei denti naturali protesizzati. Quindi un impianto è paragonabile ad un dente naturale. Come questo deve essere sottoposto a “manutenzione” (scrupolosa igiene quotidiana, controlli ed igiene professionale semestrale) e se non viene mantenuto pulito e controllato può ammalarsi e richiedere delle terapie. Comunque sono documentati casi di impianti ben mantenuti che sono ancora in funzione dopo 25 anni.
Sono costosi gli impianti dentali?
In effetti sostituire un dente con un impianto ha il suo costo , ma si risparmia il costo biologico del fatto che non si toccano i denti sani adiacenti al dente mancante , e a volte non sostituire un dente porta a molti altri problemi sugli altri denti e sulle altre strutture , e per andare a riparare questi problemi dopo risulta ben più costoso ,lungo difficile se non impossibile.
Esiste il “rigetto”?
No. Il rigetto è una reazione con la quale il sistema immunitario dell’organismo riconosce ed attacca delle parti biologiche considerandole come non proprie. Gli impianti sono componenti in titanio, un metallo biocompatibile quindi inerte che non viene riconosciuto dal sistema immunitario e non stimola nessuna reazione, ne immunitaria ne allergica.
Con gli impianti posso mangiare come fossero i miei denti naturali?
Assolutamente si. La sensazione prodotta dai denti artificiali supportati da impianti è identica a quella dei denti naturali.
Con la diffusione dell’implantologia i vecchi “ponti” per rimettere i denti mancanti sono superati?
Nella quasi totalità dei casi si. E’ possibile sostituire ogni dente singolarmente come se fosse un dente naturale senza intaccare i denti vicini. Rimane sempre il fatto che deve esserci osso disponibile sia in altezza che in spessore.
Quanto dura un lavoro di protesi su impianti?
Esistono ormai in letteratura controlli che attestano il buon funzionamento di protesi ormai da più di 15 anni. Ovviamente nella protesi implantare assume un’importanza fondamentale il mantenimento degli impianti da un punto di vista igienico e da parte del professionista che li ha inseriti. Esistono soluzioni protesiche più azzardate dove gli impianti inseriti sono particolarmente corti magari in sedi dove il carico masticatorio è elevato ed altre molto sicure come le protesi fisse complete eseguite in sede mandibolare e appoggiate su sei impianti interforaminali ( tra le emergenze dei due forami mentonieri) di notevole lunghezza (maggiore di tredici mm). Queste ultime hanno sicuramente una prognosi più favorevole e di ciò bisogna tenere conto dando una risposta a questa domanda che richiede in realtà una molteplicità di considerazioni che devono essere svolte da caso a caso. Ad esempio l’occlusione è un elemento fondamentale di cui tenere conto.
Di quali materiali è realizzabile la protesi su impianti?
Bisogna distinguere gli abutment (perni) avvitati direttamente sugli impianti dalle corone che possono essere a loro volta avvitate o cementate sugli abutments. I perni o abutments sono l’equivalente dei monconi protesici mentre le corone equivalgono alle corone di protesi fissa.I primi possono essere acquistati dalla casa produttrice degli impianti ed essere in titanio oppure possono essere confezionati dall’odontotecnico con una lega d’oro. Per la protesi vera e propria è stata finora utilizzata prevalentemente la lega nobile che permette la costruzione di protesi in ceramica. Recentemente esiste anche la possibilità di costruire corone in Titanio che verrà poi ricoperto di ceramica. Naturalmente le protesi rimovibili ancorate su impianti vengono realizzate normalmente in resina con una sottostruttura di rinforzo simile all’acciaio (lega cromo-cobalto). Anche le corone fisse possono essere realizzate in resina (provvisoriamente) o in composito.
E’ possibile collegare gli impianti ai denti naturali?
Preferibilmente si sceglie di non collegare gli impianti ai denti naturali, tuttavia in alcuni casi non si può fare diversamente a causa della posizione che hanno assunto i denti naturali a seguito di una loro migrazione e per l’impossibilità di inserire impianti in alcune sedi anatomiche. In questo caso è sempre consigliabile eseguire una connessione rigida tra i due tipi di elementi.
: In quanto tempo ho il dente finito dopo l’inserimento dell’impianto?
Una volta inserito l’impianto non si ha ancora il dente , bisogna attendere 3-5 mesi che si
osteointegri . Dopodiché in poche sedute si mette il tappo di guarigione , si esegue l’impronta e si consegna il dente.
Esiste la possibilità di mettere il dente contemporaneamente all’ impianto ma va valutata la
situazione del singolo caso.
Si può togliere il dente e inserire l’impianto nella stessa seduta?
Quando non vi sono segni di infezione radicolare e nell’osso , nell’ ambito dello stesso
intervento si esegue l’estrazione della radice o del dente e si inserisce l’impianto.
Comunque ancora non si ha il dente sull’ impianto ma si accorciano i tempi di attesa.
In caso di perdita di altri denti, si perde tutto il lavoro?
No, gli impianti sono dei pilastri artificiali che simulano le radici dei denti quindi quelli inseriti rimangono utilizzabili nel tempo con la possibilità di inserirne altri e di protesizzarli. Questo invece non è possibile con i ponti tradizionali in quanto una volta perduto il pilastro di un ponte viene ad essere compromesso tutto il lavoro.
Posso lavarmi i denti normalmente? E, se non ho i denti come pulisco i punti di sutura?
I denti devono essere lavati normalmente e i punti di sutura che possono essere di seta o di altro materiale riassorbibile o no devono essere sciacquati con collutorio a base di clorexidina e/o detersi con un cottonfioc imbevuto di collutorio o di acqua ossigenata.
Qual’è la causa più frequente dell’alitosi?
Le cause possono essere molteplici, tuttavia la cattiva igiene orale, il fumo, una alimentazione non equilibrata, possono avere delle conseguenze determinanti nella presenza di alitosi.
Quante volte l’anno è necessario effettuare una seduta di Igiene professionale “pulizzia dei denti”?
Si consiglia di effettuare una seduta di igiene orale ogni 6 mesi, tesa ad effettuare anche un controllo della salute della bocca.
Quando va cambiato lo spazzolino?
Lo spazzolino deve avere caratteristiche ben specifiche: il manico diritto, una testina poco ingombrante per raggiungere facilmente ogni parte della bocca, setole artificiali non troppo rigide e arrotondate in punta. Le setole devono essere integre, di pari lunghezza e perfettamente dritte. Non appena perde queste caratteristiche di integrità e funzionalità lo spazzolino va cambiato. Con l’uso, infatti, si consuma e si deforma.
Lo spazzolino va usato anche con le protesi mobili?
Con lo spazzolino si puliscono ogni giorno anche le protesi mobili (dentiere) prima di immergerle nelle soluzioni disinfettanti specifiche.
Lo spazzolino, una volta usato a questo scopo, va riposto separatamente dagli altri, in un luogo ben aerato perché asciughi perfettamente. Le setole umide, infatti, favoriscono lo sviluppo dei batteri.
Come utilizzare correttamente uno spazzolino da denti?
Si consiglia di iniziare con lo spazzolino asciutto e senza dentifricio. I denti superiori si spazzolano uno o due per volta con movimenti dall’alto verso il basso, quelli inferiori dal basso verso l’alto, facendo entrare delicatamente le setole nel solco gengivale. Tutti i denti devono essere puliti accuratamente, comprese le superfici interne, al fine di eliminare qualsiasi traccia percepibile di placca o residui di cibo. Non è necessario spazzolare con troppo vigore anzi, la forza impressa potrebbe procurare abrasioni al colletto del dente, lesioni alle gengive e piccoli traumi alla mucosa della bocca che possono favorire la formazione di ulcerazioni (afte). Completata la spazzolatura a secco, anche della lingua, si può usare il dentifricio, necessario per la sua azione detergente, disinfettante e deodorante e per l’apporto di fluoro.
Quale spazzolino è consigliabile ad un soggetto disabile?
Lo spazzolino elettrico rappresenta un valido aiuto per le persone con scarsa manualità o disabili. Il moto alternato trasmesso dal motore permette una buona pulizia delle parabole gengivali, raggiungendo più facilmente gli spazi interdentali.
L’uso del filo interdentale è necessario in ogni caso o è sufficiente l’uso dello spazzolino?
Si. L’uso del filo interdentale è necessario per la pulizia degli spazi tra dente e dente. Per ottenere un buon risultato con il filo interdentale occorre assicurarsi di aver lavato le mani accuratamente, quindi eseguire dei semplici passaggi.
Come si utilizza il filo interdentale?
Il filo interdentale deve essere abbastanza lungo ( almeno 40 cm), al fine di per avere a disposizione del filo pulito mano a mano che ci si sposta da un dente all’altro. Occorre avvolgere la maggior parte del filo intorno al dito medio di una mano e poi avvolgere una parte più piccola attorno al dito medio dell’altra mano.
Facendo scorrere in modo delicato il filo negli interstizi dentali con un movimento a zigzag si rimuovono i depositi di cibo. Tirando con attenzione il filo verso l’alto dal bordo gengivale fino all’apice del dente, i depositi di cibo vengono rimossi.
Sposandosi da un dente all’altro, occorre srotolare progressivamente il filo nuovo, avvolgendo il filo già usato sul dito dell’altra mano. Raggiunti tutti i lati occorre ricordare di passare il filo interdentale anche sul retro di ogni singolo dente.
Come individuare la placca batterica?
La placca batterica è poco visibile ad occhio nudo. Per individuarla si può ricorrere a particolari pastiglie che contengono un colorante innocuo. Una volta sciolte in bocca, colorano di rosso la placca mettendo in evidenza le zone non completamente pulite. Per controllare in maniera corretta i depositi di placca e la superficie interna dei denti è necessario rivolgersi al dentista, dotato di strumentazione maggiormente idonea.
Ho un’amica che utilizza uno spazzolino rotante. Mi domandavo se è utile e più efficace dello spazzolino tradizionale.
Lo spazzolino manuale e quello elettrico lo possiamo paragonare al cambio manuale o automatico dell’automobile. Vanno bene tutti e due, dipende da come ognuno di noi si trova meglio e soprattutto dai risultati che otteniamo con l’uno o con l’altro sistema.
A volte quando non si riesce a mantenere i denti e le gengive ben puliti nonostante gli sforzi allora si consiglia di provare con lo spazzolino elettrico per vedere se i risultati migliorano.
Alcuni spazzolini elettrici emettono un suono quando è passato un sufficiente tempo per la pulizia di una zona e si deve cambiare area. Questo può essere di aiuto per una corretta pulizia.
I miei denti sono un po ingialliti a causa del fumo, cosa posso fare per far tornare il loro splendore originale?
Come prima cosa è importante lavarli accuratamente con lo spazzolino (tre volte al giorno) ed il filo interdentale (una volta al giorno), per escludere la presenza di placca. Per esperienza pochi li puliscono con questa frequenza.
Oltre a questo può eseguire una pulizia dentale professionale con il dentista o con l’igienista dentale.
Se anche dopo la pulizia dentale noterà che i suoi denti sono ancora gialli potrebbe eseguire uno sbiancamento dentale presso il dentista, con l’accortezza di non fumare per 24/48 ore dopo aver eseguito lo sbiancamento dentale.
Perchè in alcuni casi i denti diventano scuri?
La colorazione scura dei denti può essere dovuta a due tipi di fattori: interni ed esterni. Le macchie esterne sono quelle che si formano sulla superficie dello smalto e possono essere dovute al tartaro, al fumo, a cibi come liquirizia, caffè, tè, vino rosso oppure all’uso di colluttori contenenti clorexidina. Queste macchie si tolgono facilmente con la pulizia professionale eseguita dal dentista, a cui deve far seguito un’accurata igiene orale da parte del paziente per mantenere il risultato.
Anche l’età svolge un ruolo importante, perché i denti col passare degli anni tendono a diventare più scuri. I fattori interni, invece, agiscono durante la formazione del dente: in pratica i denti “si formano già macchiati”. Questi fattori possono essere:
– l’uso di tetracicline (una famiglia di antibiotici) durante l’infanzia e soprattutto da parte della madre in gravidanza che da ai denti una colorazione scura a bande orizzontali;
– l’eccesso di fluoro assunto durante l’epoca di formazione dei denti, che causa la fluorosi, cioè una colorazione dei denti “marmorea” che dal bianco latte tende con l’età a virare verso il rossastro;
– la bilirubina nei soggetti talassemici;
– anomalie congenite nella formazione dello smalto o della dentina che prendono il nome rispettivamente di amelogenesi e dentinogenesi imperfetta.
Un altro fattore interno è rappresentato dai traumi o da terapie canalari scorrette.
In questi casi sono necessari dei sistemi di sbiancamento professionali.
Quando è necessario fare lo sbiancamento?
Chiunque può fare lo sbiancamento ma non è consigliato in fase di crescita. Non è “necessario” di solito viene richiesto dai pazienti che non sono soddisfatti del
proprio colore.
Lo sbiancamento dei denti è sicuro?
L’efficacia dello sbiancamento dipende fondamentalmente dal tipo di macchie presenti sui denti. Inoltre le sostanze sbiancanti ovviamente non agiscono se i denti sono coperti da tartaro o macchie di fumo e nemmeno funzionano sulle otturazioni o sulle corone protesiche. Per questo, conviene prima fare una pulizia professionale dei denti. Le sostanze sbiancanti non sono dannose per lo smalto. Tuttavia, durante o dopo lo sbiancamento i denti possono diventare temporaneamente più sensibili al freddo. Può essere utile in questi i casi associare un gel al fluoro.
Posso fare lo sbiancamento?
Ci sono determinate situazioni in cui lo sbiancamento non è utile o non avrebbe un buon
risultato oppure ha delle controindicazioni. E’ consigliabile eseguire una visita dal proprio
dentista prima di eseguire anche solo uno sbiancamento domiciliare.
Alcune volte basta una semplice igiene per migliorare di molto il colore, soprattutto in pazienti fumatori o consumatori di caffè o the.
Quanto si sbiancano i denti?
La tecnica sbiancante utilizzata (luce + gel sbiancante) sbianca fino ad un massimo di 9 gradi di tonalità. Naturalmente ogni tipo di dente reagisce in maniera diversa. In generale li miglioramento si attesta sui 6 – 7 gradi di tonalità. In caso di denti severamente “ingialliti” è possibile che siano necessarie più di una seduta (2 – 3 sedute).
Quanto durano i risultati conseguiti?
La durata dei risultati dipende molto dal comportamento dell’ utente. Tabacco, caffè, the, non adeguata pulizia dentale, ecc. riducono la durata del risultato. Regolari pulizie dentali e l’uso di dentifrici sbiancanti allungano la durata del risultato. Alcuni clienti propendono per trattamenti su base annuale.
Lo sbiancamento è sicuro?
Sì. Lo sbiancamento non danneggia lo smalto dei denti. La base del gel sbiancante è il perossido di idrogeno.
Fa male lo sbancamento?
Una bassa percentuale di clienti può avvertire una temporanea ipersensibilità dentale. Basterà astenersi dal bere bevande troppo fredde o troppo calde per 24 ore.
Lo sbiancamento è adatto a tutti?
La procedura sbiancante è sconsigliata ai soggetti con forte sensibilità dentale a cibi e bevande calde e fredde o che presentano denti frontali lesionati.
La procedura sbiancherà anche le corone e le otturazioni?
No, lo sbiancamento dei denti funziona solo su denti naturali.
Dopo lo sbiancamento ci sono degli accorgimenti particolari?
Per 48 ore bisogna evitare tutte le sostanze che contengono coloranti quindi fumo caffè
the sughi pronti succhi bevande colorate….
Cos’è la Gnatologia?
La gnatologia è la branca dell’odontoiatria che studia e cura, sotto tutti gli aspetti anatomico-funzionali, l’apparato masticatorio. Esiste una stretta relazione tra il corretto contatto tra le due arcate dentali, i muscoli mandibolari e le ossa cranio-mandibolari, la gnatologia si occupa proprio di studiare e ripristinare il corretto equilibrio tra questi distretti risolvendo la sintomatologia che ne deriva. L’obiettivo comune degli gnatologi è l’individuazione del corretto rapporto cranio-mandibolare, il suo mantenimento e il suo ripristino.
Ma di cosa si occupa esattamente la Gnatologia?
Questa scienza studia il rapporto che intercorre tra denti, articolazione temporo mandibolare (ATM), muscoli mascellari e l’intero sistema nervoso che ne comanda il funzionamento. Molto importante in questo senso proprio l’ATM, quell’articolazione che collega l’osso mascellare all’osso occipitale del capo. Ecco che allora, un mal di testa o una cefalea, possono scaturire da una posizione errata della mandibola rispetto al cranio, e dalla conseguente tensione anomala dell’ATM.
Chi soffre di mal di testa non si sognerebbe mai di andare dal dentista, no? Dunque, in tal caso, solo la visita da un buon medico potrebbe rivelare l’origine reale del dolore. Per buon medico intendo quel tipo di professionista che, nella diagnosi, cerca di andare oltre al suo solo campo specifico. Lo stesso discorso possiamo farlo per i muscoli del collo, che collegano la mandibola alle scapole: una tensione errata dovuta da squilibri mandibolari può portare ad intensi ed antipatici dolori.
La Gnatologia viene definita anche Posturale, proprio perché, occupandosi tra le altre cose della posizione corretta della mandibola, ha a che fare con l’intera postura e l’equilibrio dello scheletro umano.
Cos’è l’ATM (Articolazione Temporo Mandibolare)?
L’articolazione temporo-mandibolare (A.T.M.), una delle più complesse del corpo umano, collega la mandibola al cranio e ci permette di parlare, masticare, deglutire e compiere movimenti mimici.
Denti e postura sono in stretta correlazione con l’articolazione temporo-mandibolare.
I movimenti avvengono attraverso la funzione dei muscoli masticatori che consentono lo spostamento della mandibola nelle tre dimensioni dello spazio.
L’articolazione temporomandibolare è costituita dalla cavità glenoidea dell’osso temporale, dal condilo mandibolare e dai legamenti intrinseci ed estrinseci dell’articolazione.
Cos’e la sindrome dell’ATM?
La sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare, o ATM, e un disturbo caratterizzato dal malfunzionamento dell’articolazione che collega la mandibola superiore e inferiore. Tale articolazione e una delle piu complesse del corpo umano e consente il movimento in avanti, indietro e laterale della mandibola inferiore. Qualsiasi problema che influisce sul corretto funzionamento di questo complesso sistema di muscoli, legamenti, dischi e ossa viene chiamato sindrome dell’ATM. Spesso la sindrome dell’ATM si manifesta con schiocchi, scatti o addirittura “blocchi” momentanei della mandibola. Non e quasi mai possibile determinare la causa esatta di questo errato allineamento.
Quali sono i sintomi della sindrome dell’ATM?
La sindrome dell’ATM non prevede segni o sintomi particolari. Spesso e difficile capire con certezza se un paziente soffre di sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare perché uno o tutti i sintomi possono comparire anche per altri motivi. Il vostro dentista potra effettuare una diagnosi adeguata attraverso una completa anamnesi medica e dentale, esami clinici e radiografie.
I sintomi piu comuni della sindrome dell’ATM includono:
Mal di testa (spesso simili all’emicrania), mal d’orecchio, dolore e pressione dietro agli occhi
Uno schiocco o scatto quando si apre e si chiude la bocca
Dolore quando si sbadiglia, quando si spalanca la bocca o quando si mastica
Mandibole che si “bloccano” o vanno fuori posizione
Debolezza dei muscoli della mandibola
Improvvisa variazione del modo in cui i denti superiori e inferiori vengono in contatto.
Come si cura la sindrome dell’ATM?
Sebbene non ci sia un’unica cura per la sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare, esistono vari trattamenti a cui sottoporsi per ridurne drasticamente i sintomi. Il dentista puo raccomandare uno o piu delle seguenti opreazioni:
Tentare di eliminare spasmi muscolari e dolore mediante la terapia del calore oppure assumendo rilassanti muscolari, antidolorifici o antinfiammatori da banco
Ridurre gli effetti nocivi dello stringere o digrignare i denti indossando un dispositivo, chiamato bite. Realizzato su misura per adattarsi alla vostra bocca, tale dispositivo si applica ai denti superiori e li protegge dal digrignamento contro i denti inferiori
Apprendere tecniche di rilassamento che aiutano a controllare la tensione dei muscoli nella mandibola. Quando le articolazioni delle mandibole sono coinvolte e altri trattamenti non hanno avuto successo, potrebbe essere necessario sottoporsi a un intervento chirurgico.
Cosè una malocclusione?
Si parla di malocclusione dentale quando i denti dell’arcata superiore non sono perfettamente allineati con quelli dell’arcata inferiore. In altri termini, la malocclusione dentale è un anomalo rapporto tra i denti della mascella e quelli della mandibola.
In condizioni fisiologiche, le arcate dentarie si relazionano attraverso rapporti armonici ed equilibrati per poter compiere adeguatamente le funzioni masticatorie e fonetiche. La malocclusione dentaria si manifesta proprio quando il suddetto equilibrio viene negato. In simili circostanze, l’imperfetta occlusione delle arcate dentarie può esser causa di disarmonia funzionale o morfologica (strutturale), tale da ripercuotersi negativamente anche su altre sedi anatomiche. Basti pensare, ad esempio, che una malocclusione dentale – oltre a disturbi masticatori – può provocare anche cervicalgia (dolore cervicale), mal di schiena, mal di testa ed acufene (ronzii agli orecchi). Chiaramente, i sintomi dipendono dalla gravità della patologia: mentre le malocclusioni dentali dipendenti da abitudini comportamentali inadeguate possono essere curate con apparecchi ortodontici mobili o fissi, le forme più gravi (subordinate ad anomalie genetiche) richiedono un intervento di ortodonzia correttiva.
Cosa può determinare una malocclusione?
Diversi fattori: la forma errata di alcuni denti che non permettono così la corretta aderenza tra l’arcata superiore e l’arcata inferiore, un lavoro odontoiatrico effettuato senza la dovuta perizia, un problema di formazione delle ossa che permettono la corretta occlusione.
Che tipo di esami sono la Kinesiografia, Elettromiografia e Sonografia
Si tratta di esami ultra specialistici assolutamente non dolorosi ma che richiedono la massima collaborazione da parte del paziente durante il loro svolgimento; non vengono somministrati né farmaci né radiazioni né anestesia.
L’esame si divide in due parti: la prima sarà una rilevazione dei movimenti mandibolari e/o dell’attività dei muscoli in abituale, cioè come si fa’ “normalmente”.
Poi verranno rilassati i muscoli con la TENS, stimolazione che rilasserà i muscoli del viso e della bocca.
Dopodiché verranno fatti gli stessi movimenti per avere la possibilità di confronto abituale-rilassato.
Nella maggioranza dei casi sarà rilevata la posizione di rilassamento con dell’apposito materiale.
Durante l’esame verranno anche registrati gli eventuali rumori patologici dell’articolazione temporo-mandibolare del paziente.
A cosa servono in definitiva la Kinesiografia, Elettromiografia e Sonografia
Sono esami computerizzati che ci forniscono dei “dati”. Dall’analisi di queste informazioni, (rilevazione dei movimenti mandibolari e/o dell’attività dei muscoli) se serve, viene confezionato un bite (da noi chiamato ortotico), un dispositivo individuale fabbricato in resina trasparente che si applica alla dentatura superiore o inferiore.
Cos’è il Bruxismo?
Bruxismo, dal greco brùko indica letteralmente “digrignare i denti”. A lungo andare, si danneggiano i denti e i muscoli facciali. La soluzione consiste nell’uso del bite, che aiuta a controllare i movimenti inconsapevole della mascella
Da cosa nasce l’atto di digrignare i denti propria del bruxismo?
Il digrignare i denti viene oggi considerato all’unanimità una para-funzione, ovvero una funzione del nostro organismo che non ha reale finalità. E’ una sorta di contrazione dei muscoli atti alla masticazione. Solitamente la contrazione ha una durata dai cinque ai dieci secondi, e viene ripetuta più di una volta durante il sonno. Per quanto riguarda le cause il dibattito è aperto: innanzitutto si è notata una predisposizione familiare per questo avvenimento. Si parla inoltre di malformazioni mandibolari che portano problemi di mal occlusione dentale. Non si esclude poi una certa interferenza psicologica, soprattutto in casi di stress, aggressività o tensione emotiva nel paziente.
Quali sono le sue cause e le sue conseguenze del bruxismo?
L’atto di digrignare i denti in modo frequente, porta conseguenze molto gravi agli elementi dentali. Innanzitutto scheggiature, che possono col tempo rappresentare un luogo di attecchimento e sviluppo di batteri. Poi l’alterazione della forma degli stessi. Lo smalto può venire usurato in modo molto grave, fino alla sua definitiva scomparsa: a quel punto, lo strato interno della dentina, può divenire insolitamente visibile. Se non diagnosticato in tempi brevi, l’usura può aggredire anche la dentina.
A lungo termini non è impensabile assistere alla distruzione completa del dente per via delle fratture profonde. Può aumentare la sensibilità di denti e gengive esposte al calore o al freddo. Altra conseguenza è la crescita del dolore durante l’apertura e la chiusura della bocca, dolore che può sfociare in cefalee o nella disarticolazione completa di mascella e mandibola.
In che modo scongiurare gli effetti nocivi del bruxismo?
In realtà non esistono approcci terapici veri e proprio a questa particolare malattia. Non ci sono quindi medicinali da assumere o interventi da fare.
La moderna Scienza Odontoiatrica è riuscita a dare comunque una risposta reale al problema. Si tratta dei Byte, sorta di paradenti da applicare durante le ore notturne. I byte possono essere molli o rigidi, dipendentemente dal livello di usura dei denti del paziente. Sono un modo sicuro per evitare fratture e scheggiature dello smalto, poiché i denti non si trovano più a stretto contatto. Ogni byte viene fabbricato nei laboratori odontotecnici partendo dalle impronte dentali del paziente, precedentemente fatte dal dentista. Ciò vuol dire che ogni byte è realizzato “su misura”, creato e sviluppato a seconda della morfologia del cavo orale del malato. La moderna tecnologia ha contribuito a migliorare la fabbricazione di byte pressoché perfetti, in grado di risolvere il problema legato allo sfregamento dei denti.
Cos’è il Bite?
Bite, vuole dire in inglese “morso” e sta a significare genericamente qualunque cosa mettiamo fra i denti.
Esistono decine e decine di tipologie diverse di questi apparecchi, da quelli preconfezionati a quelli individuali. Ognuno ha la sua specificità e le sue indicazioni.
Diciamo comunque che i bite, proprio per il nome che portano, servono a modificare il combaciamento fra arcata dentaria mascellare e mandibolare, allo scopo di ritrovare una posizione perduta o per ricreare una possibilità di guarigione o di ricondizionamento neuro muscolare ed articolare.
Servono inoltre per ristabilire schemi posturali perduti e quindi tutto ciò che può essere ad essi correlati: cefalee, mal di schiena, dolori cervicali, torcicolli, formicolii alle estremità, appoggi plantari, efficienza muscolare negli sportivi, vertigini, ronzii auricolari, apnee notturne ecc. In pratica essi possono avere una superficie di contatto con i denti dell’arcata opposta liscia o che riproduce forme dentali diverse da quelle presenti in bocca.
Il Bite deve essere portato sempre?
Si salvo diverse indicazioni. La causa dei problemi all’articolazione è rappresentata dalla posizione (incastro) dei denti, per cui se si vuole risolvere il problema bisogna evitare che i denti vengano a contatto fra loro. il Bite deve essere sempre rimosso per mangiare e per le manovre di igiene.
Quanto tempo passerà per abituarmi al Bite?
Occorreranno un paio di giorni per abituarsi, si potrà avere inizialmente la sensazione di avere una bocca piena e ci potrebbe essere una maggiore produzione di saliva. Dopo la prima settimana vi abituerete a tal punto da non poterne più fare a meno perché associato ad una sensazione di benessere.
Come si pulisce il Bite?
La semplice acqua non sempre è sufficiente a garantire una perfetta pulizia. Bisogna utilizzare uno spazzolino apposito con un detergente come quello per le stoviglie in maniera da rimuovere meccanicamente i residui di cibo e ottenere al contempo la sgrassatura dell’apparecchio.
Ho un dente che mi da fastidio ogni tanto. Come faccio a capire se ho una carie?
Indicativamente può capire di avere una carie se:
1) ha dolore.
Inizialmente può avere una sensibilità al freddo (più frequente) o al caldo. Ad esempio mangiando un gelato od una bibita fredda si avverte un leggero fastidio o addirittura una fitta di dolore in corrispondenza di un dente. Generalmente questo fastidio o questo leggero dolore passa dopo pochi secondi. In questo caso è consigliabile recarsi il prima possibile da un dentista per confermare o meno la presenza di una carie.
2) in secondo luogo può provare a vedere allo specchio se vede sul dente una zona nera o un piccolo “buco” sulla superficie dello smalto del dente.
Questa evenienza è generalmente più rara della precedente per la difficoltà di riuscire a vedere allo specchio una zona così piccola, e comunque spesso è preceduta dalla sensibilità o dal dolore riferito al dente. Chiaramente questi esposti fino ad ora sono dei metodi “fai da te” ma ovviamente la cosa migliore in caso di dubbio è quella di rivolgersi il prima possibile ad un dentista.
3) visita dal dentista.
Ovviamente il dentista è la persona più indicata per capire se lei ha una carie o un altro tipo di problema dentale o gengivale.
Vediamo in che modo: sia per visione diretta, cioè guardando il dente direttamente o con l’aiuto dello specchietto.
Oltre a questo è fondamentale l’utilizzo delle radiografie endorali per la visione dell’area cosidetta “interdentale” (cioè tra un dente e l’altro), queste aree sono “nascoste” perchè rappresentano la zona dove i denti sono a contatto gli uni con gli altri.
Un altro validissimo aiuto per il dentista è rappresentato dalle foto dei denti eseguite con macchina fotografica ed obbiettivo dedicato. La foto del dente consente di avere un’immagine più chiara ed ingrandita e aiuta sia il dentista nella diagnosi che il paziente nella comprensione del suo stato di salute dentale.
Da ieri, quando mastico ho un molare che mi fa male. Cosa dovrei fare?
Le consiglio di lavare bene la zona indolenzita sia con lo spazzolino che con il filo interdentale.
Questo dolore potrebbe essere originato o dalla gengiva (ad esempio per un’infiammazione gengivale detta “gengivite”) o dal dente vero e proprio (ad esempio per una carie o per una “pulpite”, cioè un’infiammazione e/o infezione del nervo del dente).
Nel caso di una “gengivite” durante la pulizia potrebbe notare un leggero sanguinamento. In questo caso non interrompa lo spazzolamento o l’utilizzo del filo: è normale che una gengiva infiammata sanguini leggermente durante la pulizia.
Comunque anche nel caso in cui dovesse avere una diminuzione o la scomparsa del dolore le consiglio di non trascurare questo prezioso “allarme” e di recarsi dal dentista per una visita di controllo.
Che cos’è la carie?
La carie è un processo distruttivo del dente ad eziopatogenesi multifattoriale dove entrano in gioco: batteri cariogeni aggregati nella placca batterica, un’alimentazione ricca di zuccheri e alcune variabili relative al soggetto ospite.
Che cos’è la placca batterica?
La placca batterica è l’insieme dei batteri non patogeni normalmente presenti nella bocca, che si depositano sulla superficie dei denti, dove si riproducono e si organizzano, liberando gli acidi responsabili della carie, utilizzando come fonte d’energia gli zuccheri rimasti in bocca.
Quando e perché la carie fa male?
Dalla superficie dello smalto, estendendosi in profondità, il processo carioso raggiunge la dentina. In questo stadio il dente fa male a contatto con il freddo e con i cibi acidi o zuccherati. Quando, procedendo ulteriormente in profondità, la carie raggiunge la polpa, il dolore diviene spontaneo, soprattutto di notte o in posizione sdraiata. Il dente fa male anche alla pressione e al contatto con cibi caldi.
Perché sono importanti le visite di prevenzione?
Nel corso di una visita di prevenzione il dentista può evidenziare la presenza di processi cariosi di lieve entità (pertanto ancora asintomatici) e consigliarne la cura. Inoltre il dentista può controllare il livello d’igiene orale domiciliare tenuta nei mesi precedenti ed eventualmente dare gli opportuni consigli per migliorarla e fornire le adeguate istruzioni d’igiene alimentare, fondamentali per il controllo dell’insorgenza della patologia.
Perché curare la carie anche quando non fa male il dente?
Perché la cura di un processo carioso iniziale è più semplice, richiede un minor dispendio di tempo e ha un costo sicuramente più basso.
Perché curare la carie e non estrarre il dente cariato?
La cura della carie mediante otturazione e/o ricostruzione, a volte preceduta da devitalizzazione, è fondamentale per preservare la funzione masticatoria e rimuovere o prevenire l’eventuale infezione, fonte di diffusione a distanza di processi infettivi e reumatici, con possibili complicazioni ad interessamento renale, cardiaco, articolare e oculare.
E’ necessario curare i denti da latte?
Sì, sempre che essi non stiano per cadere e lasciare il posto ai corrispondenti denti definitivi.
Perché è’ necessario curare i denti da latte?
Nei bambini è importante mantenere inalterata, nel corso della crescita nell’attesa della permuta, la lunghezza e la forma delle arcate dentarie, in modo da permettere l’alloggiamento dei corrispondenti denti permanenti. La presenza del dente deciduo stimola infatti la formazione e lo sviluppo del dente permanente corrispondente e dell’osso alveolare deputato ad accoglierlo.
E’ possibile prevenire l’insorgenza della carie?
Una corretta igiene orale ed una buona igiene alimentare possono abbassare notevolmente il rischio d’insorgenza di patologia cariosa. Le periodiche visite di controllo dal dentista unitamente alle consigliate sedute d’igiene professionale mantengono ulteriormente sotto controllo la situazione. In età pediatrica sono consigliabili l’assunzione di fluoro e la sigillatura dei solchi occlusali dei molari e dei premolari appena erotti.
Che cosa è consigliabile fare dopo una terapia canalare?
Un dente devitalizzato è più fragile pertanto, per evitare fratture, è consigliato ricoprirlo con una corona ed eventualmente irrobustirlo con un perno endocanalare in fibra di carbonio o vetro.
Dopo la devitalizzazione dovrò fare più attenzione al dente o dovrò ancora farmelo curare?
Finché il dente non è stato ricostruito non dovreste usarlo per masticare o mordere. Il dente non ricostruito è più soggetto a frattura, quindi dovreste farvelo ricostruire il più presto possibile. In generale, dovreste seguire una corretta igiene orale, che includa l’uso dello spazzolino e del filo interdentale, regolari controlli e pulizie. La maggior parte dei denti devitalizzati hanno lo stesso arco di vita degli altri denti naturali, in alcuni casi il dente devitalizzato non guarisce, oppure il dolore persiste; spesso, quando ciò avviene, il dente può essere salvato ripetendo la devitalizzazione.
Perché un dente già curato deve subire un altro intervento?
Una carie profonda, un’otturazione imprecisa, fessurata o rotta possono causare una nuova infezione nel vostro dente. In alcuni casi si potrebbero scoprire restringimenti, deviazioni del canale o otturazioni canalari insufficienti che richiedono un re-intervento.
La devitalizzazione è adatta per tutti i denti?
La maggior parte dei denti può essere curata, solo in rari casi il dente non può essere salvato perché, ad esempio:
i canali radicolari non sono accessibili,
il dente ha una grave frattura,
non ha un supporto osseo adeguato,
non può essere ricostruito.
Tuttavia, i progressi nel campo dell’endodonzia hanno reso possibile salvare denti che fino a pochi anni fa sarebbero stati irrimediabilmente persi. Quando la devitalizzazione non è efficace, la chirurgia endodontica potrebbe essere in grado di salvare il dente.
La devitalizzazione fa male?
Secondo l’Associazione Americana degli Ondodontisti (odontoiatri specializzati nel trattamento dei traumi e delle infezioni della polpa dentale), il luogo comune che la devitalizzazione sia dolorosa risale a decenni fa, quando questi interventi facevano veramente male. Al giorno d’oggi, con le tecnologie moderne e il miglioramento delle procedure di anestesia, le devitalizzazioni non sono più dolorose delle semplici otturazioni. Sapere esattamente a che cosa si va incontro durante la devitalizzazione può aiutarvi a diminuire la vostra ansia.
Bisogna andare molte volte dal dentista per devitalizzare un dente?
Con la tecnologia odierna la maggior parte degli interventi di devitalizzazione può essere eseguita nel corso di una o due visite ambulatoriali.
Se ho una capsula dovrò necessariamente devitalizzare il dente?
Molte persone credono che, se si ha una capsula su un dente, alla fine il dente dovrà essere devitalizzato: in realtà le capsule non hanno quest’effetto. Se per un dente già coperto dalla capsula è necessaria la devitalizzazione, potrebbe essere perché il dente ha un ascesso oppure perché la carie ha colpito il dente sotto la capsula e ha raggiunto la polpa.
La devitalizzazione è causa di malattie?
Non c’è nessuna prova che dimostri che la devitalizzazione sia causa di malattie; è stato dimostrato che le persone che si sono fatte devitalizzare un dente non sono maggiormente a rischio di problemi rispetto a quelle che non hanno subito quest’intervento.
Durante la devitalizzazione vengono rimosse le radici del dente?
Quando viene eseguito un intervento di devitalizzazione si rimuove la polpa all’interno del dente. Non si vanno a toccare le radici del dente.
Le donne incinte possono farsi devitalizzare i denti?
Le donne incinte possono e devono farsi devitalizzare i denti, in caso di necessità. Prima dell’intervento bisogna fare una radiografia, ma l’esposizione alle radiazioni è davvero minima e i raggi X vengono puntati contro la bocca e non contro la zona addominale. Se siete incinte e dovete fare una radiografia si userà una protezione di piombo per salvaguardare la salute del vostro bambino. Gli anestetici usati sono sicuri anche per le donne incinte. Sta a voi ricordarci che siete incinta, prima di fare le radiografie.
Se è il dente è devitalizzato prima o poi cadrà?
Se il dente è stato curato come si deve, se seguite una corretta igiene orale e andate regolarmente dal dentista a farvi controllare, il vostro dente potrà durare per tutta la vita.
Se il dente non fa male è necessario devitalizzarlo ugualmente?
Di solito la devitalizzazione viene eseguita perché il mal di denti è insopportabile, ma in molti casi potrebbe essere necessaria la devitalizzazione anche se il dente non fa male. Siamo in grado di riconoscere se la polpa di un dente è infetta o danneggiata. In questo caso, è necessaria la devitalizzazione per salvare il dente.
Meglio l’estrazione o la devitalizzazione?
Conservare i denti naturali più a lungo possibile è molto importante per una masticazione corretta. Per rimediare alla caduta dei denti ci sono varie possibilità, come ad esempio le dentiere complete o parziali, gli impianti dentali e i ponti fissi: queste alternative, tuttavia, possono essere molto più care rispetto alla conservazione del dente con la terapia di devitalizzazione.
Cosa sono le otturazioni?
Le otturazioni sono delle ricostruzioni del dente che vanno a colmare il vuoto lasciato da una carie o da una frattura della corona(la parte visibile del dente).
Di che colore sono le otturazioni?
Sono del colore del tuo dente. Cerchiamo di utilizzare il colore “bianco” più simile al tuo.
Di che materiale sono fatte le otturazioni?
In genere le eseguiamo in materiale composito , che è una resina riempita di particelle che la rendono adatta alla situazione dentale in quanto a resistenza , durezza , flessibilità e altre caratteristiche fisiche.
E’ vero che durano meno delle otturazioni in argento?
Le otturazioni in composito sono molto belle ma in effetti più delicate. Più sono grosse più aumenta la contrazione che subisce il materiale nel momento in cui si indurisce.
Questo significa che più l’ otturazione è grossa, prima potrebbe essere da sostituire
nuovamente. Molto dipende però anche dalla cura che ne ha il paziente e dalla sua igiene.
Una volta fatta un otturazione devo aspettare per mangiare?
Si se tratta di otturazioni in amalgama “scure” che essendo auto indurenti necessitano di almeno due ore di indurimento. No non è necessario per le otturazioni in composito anche se è fortemente consigliato di evitare l’assunzione di sostanze coloranti per 2, 4 ore come caffè o la nicotina , perché possono rovinare l’ effetto estetico.
A distanza di settimane o mesi da quando ho eseguito una otturazione ad un dente, avverto un indolenzimento, come se diventasse più sensibile. Da cosa dipende?
Lo smalto è spesso pochi millimetri ed essendo privo di fibre nervose non è sensibile. La carie determina la distruzione dello strato di smalto e quindi i batteri aggrediscono la dentina sottostante. Questa a differenza dello smalto ha al suo interno delle fibre nervose che sono il prolungamento del nervo del dente (o polpa dentaria) e quindi la carie ed anche la conseguente otturazione possono creare sensibilità e/o dolore.
Anzi a volte subito dopo l’otturazione la sensibilità può anche aumentare, perchè comunque si deve rimuovere completamente la carie anche se in tal modo si può arrivare in prossimità del nervo.
Alcune cellule presenti nella polpa dentaria (gli odontoblasti) sono in grado di produrre dentina “di reazione” che ha una sorta di funzione di difesa dalla carie.
Questo nuovo “muro di difesa” consente con il tempo la diminuzione della sensibilità perchè allontana il nervo del dente dalla nuova otturazione.
Ma non sempre questo avviene, a volte la carie ed i batteri sono scesi così in profondità che la polpa dentaria e le cellule in essa contenute non sono in grado di reagire, per cui l’infiammazione e lo stimolo doloroso gradualmente aumentano o comunque non sono sopportabili per cui al dentista non resta che devitalizzare il dente (cioè rimuovere completamente la polpa dentaria) e quindi eliminare le fibre nervose e conseguentemente il dolore.
Il consiglio che posso darle è quello di valutare attentamente se il fastidio con il tempo tende gradualmente a diminuire (segno questo che la polpa dentaria stà reagendo bene e che l’infiammazione và gradualmente diminuendo), al contrario se il fastidio aumenta e non è sopportabile il dente si dovrà devitalzzare.
Sarò in grado di tornare a casa o di tornare al lavoro dopo l’intervento chirurgico orale?
Questo dipende dalla natura della chirurgia. In quasi tutti i casi, si deve aspettare di bisogno di qualcuno a guidare a casa, mentre a recuperare dall’anestesia. Si può anche desiderare di avere qualcuno a disposizione per raccogliere eventuali prescrizioni del chirurgo orale scrive. Dal dolore, gonfiore e un po ‘di sanguinamento sono comuni dopo la chirurgia orale, la maggior parte dei dentisti consiglia di non esercitare troppa energia troppo presto. Ricordate, questo è un intervento chirurgico e non deve essere presa alla leggera.
I tempi di recupero variano, ma la guarigione dei tessuti duri può richiedere fino a sei mesi. Si dovrebbe discutere la sua prognosi con il chirurgo. Si aspettano di ricevere orientamenti in materia di follow-up cura e assicurarsi di avere un numero di telefono del contatto per eventuali emergenze.
Quando il paziente può tornare al lavoro dopo un intervento per eliminare una lesione peri apicale ?
Il paziente potrà ritornare alla propria attività lavorativa, se non impegnativa dal punto di vista fisico, dopo 4-5 ore dall’intervento. Un giorno di riposo talvolta può essere consigliato a seconda del tipo di intervento richiesto.
Quali sono i disturbi post-operatori a cui il paziente va incontro dopo l’intervento a carico di una lesione apicale?
I disturbi post-operatori che il paziente può accusare sono paragonabili a quelli che si verificano in seguito all’estrazione di un elemento dentale. L’eventuale dolore e gonfiore possono essere combattuti dall’assunzione di farmaci antidolorifici ed antiedemigeni. Tuttavia, nell’arco di tempo di 2-3 giorni la sintomatologia i risolve completamente.
Come si controlla la riuscita di un intervento a carico di una lesione peri apicale?
Se l’intervento ha avuto buon esito, dopo circa 6-12 mesi, ad un successivo controllo radiografico, l’area di radiotrasparenza deve essere completamente scomparsa. Il dente che ha subito un intervento di apicectomia, se correttamente ricostruito dal punto di vista conservativo o protesico, può a tutti gli effetti avere una prognosi a distanza simile a quella degli altri denti dell’arcata.
Quali sono le fasi dell’intervento per eliminare una lesione peri apicale ?
L’intervento consta molto semplicemente di una prima fase in cui si esegue una piccola incisione a livello della gengiva del dente da trattare ed una volta esposta la radice sottostante si ottura l’apice utilizzando un materiale bioinerte (sigillo retrogrado).
Quanto dura l’intervento chirurgico per eliminare una lesione peri apicale?
L’intervento viene eseguito ambulatorialmente in anestesia locale; è indolore e di durata variabile a seconda dei casi più o meno complessi. Può essere eseguito non solo sui denti frontali (incisivi e canini), come comunemente si crede. ma anche a livello dei molari.
Quando è indicato l’intervento chirurgico per eliminare una lesione peri apicale ?
Una delle più frequenti evenienze che richiede un intervento chirurgico è rappresentata dalla presenza di perni cementati nella radice. In alcuni casi il tentativo di rimuovere il perno può provocare la frattura della radice , evento che condurrebbe all’estrazione del dente. In questi casi, per evitare la frattura radicolare, si preferisce trattare il dente chirurgicamente. Vi sono inoltre indicazioni all’intervento chirurgico di apicectomia che devono essere valutate attentamente dall’Odontoiatra prima di estrarre i denti che potrebbero essere curati con successo. La conservazione di un elemento dentale che può essere curato rappresenta per il paziente un indubbio vantaggio dal punto di vista biologico. Inoltre, in una sola seduta, il paziente risolve il problema dentale senza doversi sottostare a cure lunghe ed onerose, quali l’esecuzione di un lavoro protesico, il classico ponte, per sostituire un elemento dentario estratto.
Cosa provoca la formazione di un granuloma apicale?
La causa che porta alla formazione del granuloma è costituita dai prodotti tossici dei batteri che colonizzano la polpa del dente. Per ottenere la guarigione del granuloma basta quindi curare in modo corretto la radice rimuovendo la polpa dentale ed otturando il canale con un materiale bioinerte. La guarigione porta alla scomparsa dell’area scura di radiotrasparenza ed avviene nell’arco di 6 – 12 mesi.
Cosa si intende per chirurgia endodontica ?
La chirurgia endodontica rappresenta l’intervento d’elezione quando non è possibile curare un dente con una lesione apicale, chiamata anche granuloma, mediante un normale trattamento canalare attraverso la corona del dente. Il granuloma è una massa di tessuto infiammatorio che circonda l’apice del dente. Di solito si forma quando la polpa dentale, volgarmente chiamata “nervo”, va incontro a necrosi, cioè muore per carie profonda o per traumi. Oppure queste lesioni apicali possono essere l’esito di trattamenti canalari incompleti in cui l’operatore non ha potuto trattare la radice in modo soddisfacente a causa di limitazioni anatomiche. Se l’intervento chirurgico viene eseguito correttamente le percentuali di successo sono elevate.
Cosa si intende per cistectomia?
Le cisti si manifestano più frequentemente nella parte ossea della mandibola/mascella. Crescono solo se sono completamente chiuse e si sviluppano molto lentamente. La cistectomia è un intervento chirurgico con il quale asportiamo con cura la ciste. Facendo così evitiamo che cresca ulteriormente, il che porterebbe inevitabilmente al riassorbimento del tessuto osseo.
Come comportarsi in caso di emorragia?
Rimanere in piedi o seduti ma NON sdraiarsi, rimuovere eventuali coaguli dal cavo orale, mordere tenacemente nella zona dell’estrazione una garza bagnata o un fazzoletto pulito per non meno di 30 minuti.
Applicare impacchi di ghiaccio finche’ la coagulazione non è ripresa.
Cosa non fare dopo l’estrazione?
Non sciacquare la bocca per le prime 4 ore dopo l’estrazione
non assumere cibi o bevande caldi
non assumere cibi consistenti e gommosi per i primi 2 – 3 giorni
non fumare per i primi 2 – 3 giorni
non applicare oggetti caldi nella zona sottoposta ad estrazione
non masticare gomme per i primi 2 – 3 giorni dopo l’estrazione
non assumere farmaci contenenti acido acetilsalicilico (per es. Aspirina®), che potrebbero interferire con il processo di coagulazione
starnutire a bocca aperta nel caso di estrazioni dei denti del giudizio superiori
non lavare i denti adiacenti alla zona dell’estrazione la sera dell’intervento
non praticare attività fisiche pesanti o sportive per i primi 2 – 3 giorni dopo l’estrazione.
Cosa fare dopo l’estrazione?
Tenere una garza stretta tra i denti sulla zona dell’estrazione per 20 – 30 minuti. In questo modo si facilita il processo di coagulazione applicare del ghiaccio sulla guancia della parte interessata all’estrazione dormire con la testa sollevata da uno o più cuscini, in modo da ridurre il gonfiore ed il sanguinamento postoperatorio seguire una dieta composta da cibi liquidi o semi – liquidi in modo da evitare la disidratazione per i primi 2 – 3 giorni dopo l’intervento; riposare nei giorni seguenti l’estrazione aiuterà il processo di guarigione riducendo le complicanze; proseguire la terapia farmacologia come indicato dall’odontoiatra; attuare le normali norme igieniche del cavo orale (spazzolino, filo interdentale, etc.) ma con più delicatezza nella zona interessata dall’intervento; eseguire sciacqui con collutorio a base di clorexidina per la prima settimana dopo l’intervento, due volte al giorno, dopo aver lavato i denti.
Al posto della clorexidina può essere usata acqua ossigenata 10 – 12 volumi diluita con acqua (1 parte acqua ossigenata, 1 parte di acqua).
Cosa accade dopo l’estrazione?
Al termine di un’estrazione, specialmente per gli elementi dell’arcata inferiore, è possibile notare gonfiore e fastidio, che sono normale parte del processo di guarigione. La sensazione di intorpidimento e formicolio della zona possono persistere per un periodo limitato di tempo dopo l’estrazione per poi scomparire.
Il dolore si presenta spesso quando termina l’effetto dell’anestesia, ma può essere controllato con l’assunzione di un antidolorifico.
Il sanguinamento verrà controllato in sede chirurgica, e il paziente viene dimesso a solo quando sia iniziato il processo di coagulazione.
Il gonfiore raggiunge dopo 24 ore dall’intervento le massime dimensioni e può durare fino ad una settimana.
Ricordiamo che i sintomi e i segni sopra elencati possono presentarsi anche per le estrazioni di denti diversi da quelli del giudizio, in maniera proporzionale al tempo impiegato per l’estrazione e le difficoltà che variano da caso a caso.
Per i suddetti motivi le estrazioni dentarie possono essere paragonate ad interventi chirurgici veri e propri, ed è per questo necessario attenersi ad alcune semplici regole e precauzioni nei giorni successivi. Seguire le indicazioni accelererà il processo di guarigione evitando spiacevoli complicazioni.
Cosa si intende per apicectomia e come viene effettuata?
L’apicectomia è una procedura chirurgica che prevede l’asportazione dell’apice malato della radice del dente. Quando in prossimità della radice del dente si forma una ciste che non è possibile guarire, e che rappresenta un pericolo per la salute del dente, il chirurgo orale procede alla apicectomia. Opera un taglio nella gengiva ed apre un varco nell’osso dell’arcata allo scopo di raggiungere l’apice del dente. Asporta chirurgicamente il tessuto malato e sutura la ferita. Il vuoto dovuto all’asportazione del tessuto ben presto si colmerà grazie al naturale processo di rigenerazione dell’osso.
Come viene eseguita l’odontotomia?
L’odontotomia è una pratica chirurgica che ha lo scopo di estrarre i denti impattati e ritenuti. Viene praticata di norma quando il dente impattato o ritenuto rappresenta una minaccia alla salute dei denti adiacenti.
Qual è la differenza tra dente impattato e dente ritenuto?
Si dicono impattati e ritenuti quei denti che non sono mai erotti per via naturale. Anche se non molto frequente, esiste comunque un certo numero di pazienti che s’è trovato ad affrontare questo problema.
Denti impattati – si dice impattato quel dente mai erotto a causa un ostacolo fisico. Di norma si tratta di denti che cercano di spuntare, ma per mancanza di spazio, vanno a sbattere contro i denti adiacenti.
Denti ritenuti – si dice ritenuto quel dente non erotto per un altro motivo, come, ad esempio, un trauma al dente in fase embrionale, la sua posizione troppo profonda, l’errata direzione del suo sviluppo, ecc.
Come si interviene in caso di radice in inclusione osteomucosa?
Nel caso di radice in inclusione osteomucosa, ossia quando una radice non può essere estratta con l’aiuto dei classici strumenti dentistici, la radice inclusa viene estratta dal chirurgo orale.
E’ vero che i denti del giudizio fanno accavallare gli altri denti?
In quasi tutti i giovani intorno ai 20 anni, sia in chi ha portato l’apparecchio ortodontico sia in chi ha avuto denti perfetti per natura, si verifica un lieve accavallamento (o affollamento) degli incisivi inferiori. L’opinione comune è che la colpa sia dei denti del giudizio che proprio in quel periodo spingono per uscire. Ad ogni modo la germectomia (estrazione precoce del germe del dente del giudizio) ci aiuta a sistemare meglio i denti nei settori laterali e posteriori per la possibilità di avere maggiore spazio e ci da quindi un valido aiuto per la prevenzione dell’affollamento.
In caso di indicazione all’estrazione del dente del giudizio, a che età intervenire?
Le estrazioni dei denti del giudizio sono indicate in pazienti giovani, in modo da intervenire quando gli elementi non si siano completamente formati, previo precisa diagnosi intercettiva. Intervenire in anticipo comporta minor invasività nell’estrazione consentendo un minor tempo di guarigione, riducendo al minimo i fastidi post operatori.
L’estrazione del molare del giudizio comporterà la funzione della mia mandibola/mascella?
I denti del giudizio sono gli ultimi denti dell’arcata dentaria e si trovano nella parte più profonda e meno accessibile della cavità orale. La loro estrazione chirurgica non comporterà per il paziente alcuna conseguenza né funzionale, né estetica.
Quali sono i problemi causati dai denti del giudizio?
Spesso accade che mandibola ed osso mascellare siano troppo piccoli per permettere la normale eruzione dei denti del giudizio. Questi potranno quindi essere parzialmente o totalmente inclusi nell’osso e nella gengiva, e condurre a patologie che si risolvono talvolta solo con la loro estrazione, nonostante costituiscano, quando sono sani, un patrimonio per la bocca del paziente.
Perché spesso è necessario estrarre i denti del giudizio?
I denti del giudizio o terzi molari erompono in un’età compresa trai 17 e i 25 anni. Quando non c’è abbastanza spazio in arcata, soprattutto in quella inferiore, erompono solo parzialmente (parte della corona resta ricoperta di gengiva) e in posizione anomala, cioè obliqui, oppure rivolti verso la guancia o verso la lingua o verso il dente che li precede; in altri casi restano completamente inclusi sotto la gengiva o addirittura dentro l’osso. Questa eruzione anomala dei denti del giudizio prende il nome di disodontiasi, e può essere accompagnata da sintomi come dolore all’orecchio, difficoltà ad aprire la bocca, rigonfiamento dei linfonodi, talvolta da veri e propri ascessi. Inoltre, i denti del giudizio in posizione anomala possono causare lesioni alla mucosa delle guance e della lingua e anche carie dei denti vicini. Per questi motivi spesso è consigliabile la loro estrazione.
L’estrazione del dente del giudizio è un intervento doloroso?
Se il dente del giudizio è erotto completamente, la sua estrazione è perfettamente uguale a quella di qualsiasi altro dente. Se invece il dente è ricoperto tutto o in parte da gengiva, allora è necessario un intervento chirurgico con scollamento di un lembo di gengiva per permettere l’accesso al dente, a cui seguono dei punti di sutura per favorire la guarigione. Questo però non deve spaventare, perché il tutto si svolge in anestesia locale, quindi è assolutamente indolore. Dopo l’intervento, ci può essere un lieve gonfiore che può raggiungere un picco fino a due giorni dopo per poi decrescere. Può esserci la formazione di un ematoma in quanto il sangue non potendo uscire per la ferita suturata si raccoglie in basso. In alcuni casi si può avere anche la comparsa di una febbricola e un leggero indolenzimento della zona.
Che cosa si intende per chirurgia orale?
La chirurgia orale è una disciplina odontostomatologica che risolve complessi problemi funzionali ed estetici legati alla salute della cavità orale e dell’apparato dentale. Oltre ad eseguire gli interventi chirurgici, si occupa anche della diagnostica delle malattie, dei disturbi e delle lesioni.
Cosa significa l’estrazione dente conservando l’osso?
L’estrazione dente conservando l’osso é un trattamento odontoiatrico che evita di ferire l’osso durante l’estrazione del dente lasciando cosí osso sufficiente per l’inserimento dell’impianto dentale.
Cosa devo fare dopo l’estrazione del dente?
Non deve sciacquare, né toccare la ferita con la lingua. Finché dura l’indolenzimento non può né mangiare, né bere. La stessa sera non deve lavare la ferita, soltanto dalla sera seguente.
Perché il dente del giudizio si estrae con un intervento chirurgico?
Nella maggioranza dei soggetti adulti, il dente del giudizio non può spuntare liberamente a causa dell’insufficiente spazio residuo nell’arcata dentaria. Quando il dente cerca di farsi largo, spinge il dente adiacente operando una forte pressione. Questo processo sarà la causa di un dolore costante, che potrà essere risolto soltanto mediante l’estrazione chirurgica del dente del giudizio.