Gli impianti post estrattivi

Per poter introdurre l’argomento dell’implantologia post estrattiva,  è necessario inizialmente spiegare cos’è l’implantologia tradizionale.

Le malattie dei denti come: fratture, carie profonde, malattie parodontali, etc. portano inevitabilmente con il tempo alla necessità di estrazione dei “denti malati”.

La perdita dei denti o “edentulia” è una condizione clinica molto frequente che consiste nell’aver perso, per varie cause, uno o più denti durante la vita. La perdita dei denti non deve essere quindi considerata come un fenomeno naturale e fisiologico, infatti se non si interviene immediatamente con il ripristino della corretta dentatura e occlusione possono insorgere diverse patologie che possono interessare sia la cavità orale che altri apparati dell’organismo.

L’implantologia è quindi quella branca dell’odontoiatria il cui obiettivo è la terapia delle edentulie attraverso l’inserimento, nelle ossa mascellari, di radici dentarie artificiali detti “IMPIANTI” ENDOOSSEI, sui quali vengono poi cementate od avvitate protesi dentarie.

L’implantologia post estrattiva si prefigge lo stesso scopo, con la particolarità che il dr Alberto Coccia  inserisce l’impianto endoosseo dopo l’estrazione del  “dente malato”.

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Come funziona

In seguito alla perdita dei denti si verifica nella sede interessata, inevitabilmente, un riassorbimento delle ossa mascellari e durante il primo anno dopo la perdita del dente è di circa il 50% dello spessore iniziale dell’osso; addirittura i due terzi di questo riassorbimento sono concentrati nei primi 3 mesi dopo la perdita del dente, interessando, in particolare, la parte esterna della cresta ossea.

In passato l’approccio tradizionale prevedeva l’attesa di 6-12 mesi dal momento dell’estrazione del dente prima all’inserimento di un impianto endosseo. Ricerche nel campo odontoiatrico hanno dimostrato che per ridurre al minimo questa perdita di osso, è consigliabile inserire gli impianti subito dopo l’estrazione dei denti, proprio come suggerisce la metodica dell’implantologia post estrattiva

Vantaggi per i pazienti

I vantaggi per il paziente sono fondamentalmente tre:

–        Il primo è quello di preservare l’osso dal riassorbimento.

–        Il secondo è un minore trauma per l’osso e la gengiva, dato che l’impianto è inserito nell’alveolo, o più semplicemente nel “buco” lasciato dal dente estratto.

–        Terzo vantaggio è la riduzione della durata totale del trattamento, infatti non incidendo e non scollando le gengive, queste guariscono in minor tempo e posizionando immediatamente l’impianto, questo viene incorporato prima dalle ossa mascellari del paziente, riducendo il tempo globale della terapia.

Quali pazienti possono usufruire di questa nuova metodica?

Come in tutte le branche della Medicina ed Odontoiatria, prima di poter decidere se un paziente possa essere sottoposto o meno ad un trattamento implantare, è fondamentale effettuare un’approfondita visita odontoiatrica che comprenda un’accurata anamnesi e un adeguato esame obiettivo. In un secondo tempo aiutarsi sempre con esami radiografici per escludere la presenza di controindicazioni al trattamento implantare; ad ogni modo i pazienti che possono essere trattati con questo protocollo sono molti.

Presupposto essenziale affinché il paziente possa essere sottoposto all’implantologia post estrattiva in unica fase e senza scollare le gengive è che ci sia integrità delle pareti ossee dell’alveolo estrattivo.

Per l’implantologia post estrattiva valgono le controindicazioni assolute che esistono anche per l’implantoprotesi convenzionale.

La decisione finale comunque spetta sempre al dr Alberto Coccia che valuta tutte le condizioni fisiopatologiche del singolo caso.

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